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Ferdinando Cordova, Pantaleone Sergi (a cura di) – Regione di confino. La Calabria (1927-1943) – 2005

Ferdinando Cordova, Pantaleone Sergi (a cura di)
Roma, Bulzoni, pp. 346, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2005

Che il confino politico sia stato un istituto giuridico creato dal regime fascista, al fine (prima) di reprimere l’opposizione antifascista e (dopo) di prevenirne la rinascita, è cosa nota. Difatti, grazie agli studi di diversi storici ? quali, per ricordarne solo i principali, Salvatore Carbone, Simonetta Carolini, Paola Carucci, Adriano Dal Pont, Leonardo Musci ? il quadro complessivo lo si può certamente considerare sufficientemente definito. In tali studi, al centro delle analisi erano stati, ovviamente, i confinati stessi, le organizzazioni politiche degli assegnati, gli effetti che tale repressione degli oppositori produsse nel consolidarsi del regime e, più in generale, gli aspetti politici, normativi e istituzionali nazionali. Meno scandagliati erano stati, invece, gli aspetti legati a una seconda categoria. Ci riferiamo all’impatto che il nuovo, o quasi, provvedimento di repressione e prevenzione politica aveva avuto nei paesi che avevano dovuto ospitare gli oppositori stessi. Per fare il punto sulla generalità di questi studi e, in particolare, su quelli appartenenti a questa seconda sorta di categoria, un gruppo di qualificati storici e di giovani studiosi si sono dati appuntamento nell’aprile 2004 a Limbadi (Vibo Valentia), per approfondire l’argomento. Promotori dell’iniziativa sono stati Ferdinando Cordova e Pantaleone Sergi che, tempo un anno, hanno poi curato la pubblicazione, opportunamente rivista e integrata, degli atti.
L’asse centrale del testo è, dunque, la questione di come i territori luoghi di confino, e in particolare la Calabria, vissero l’esperienza di esserlo. Fra i tanti, uno emerge con forza: è che, per le poverissime economie di molti dei paesi interessati, l’arrivo dei confinati si tradusse in una positiva iniezione di attività artigiane (talvolta anche di professioni liberali), di microeconomie locali ma anche di vivacità rispetto alla stantìa vita dei centri. Accanto a diversi racconti specifici e numerosi approfondimenti ? uno per tutti: quello di Carucci che ha disegnato un documentato quadro sulla normativa della repressione politica di epoca anche prefascista ? la pubblicazione ci consegna anche una serie di dati storico-statistici. Emerge, ad esempio, che la Calabria ebbe a ospitare 2.119 confinati (2.054 uomini e 65 donne) e che i luoghi di confino ebbero una particolare tipologia. Certamente i comuni interni; ma anche molti centri rivieraschi e persino diverse città capoluogo.
Come purtroppo avviene a molti convegni, ma anche a diversi libri collettanei (e pure a non pochi di unico autore e di argomento monografico!) il testo appare talvolta poco lineare nell’omogeneità degli argomenti. Vi si trovano approfonditi, per esempio, alcuni temi e non altri analoghi. Il che consegna al lettore un’impressione di casualità della ricerca e non, invece, di concreta applicazione di un progetto scientifico appositamente elaborato ?a monte’. Ma, come accennavamo, si tratta di una problematica che investe molti convegni (anche, e un po’ di autocritica non guasta mai, della stessa Sissco) e molti libri. E quindi, come si suol dire: ?questa è un’altra storia…?.

Fulvio Mazza