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Ferne Nachbarn. Vergleichende Studien zu Deutschland und Italien in der Moderne

Christof Dipper
Wien-Köln-Weimar, Böhlau, 362 pp., € 45,00

Anno di pubblicazione: 2017

tredici saggi raccolti da Christof Dipper in questo volume, pubblicati a partire
dal 2000 (fatta eccezione per il primo, una comparazione tra i programmi agrari del
giacobinismo italiano e tedesco, scritto nel 1979 e per il penultimo, «Gleichgewicht oder
Asymmetrie», inedito), insistono sulla tesi forte della sostanziale asimmetria tra la Germania
e l’Italia di fronte alla sfida della modernità negli ultimi due secoli.
Il felice ossimoro dei «vicini lontani», coniato dall’a. in un saggio del 2005, descrive
due Stati e due nazioni, che pur credendo di conoscersi, si limitano a una conoscenza
viziata da pregiudizi, da percezioni radicate ma superficiali e da parallelismi storici (la
verspätete Staatsgründung, l’esperienza totalitaria, i disastri bellici, la difficile ricostruzione
nel quadro dell’integrazione europea) che spesso hanno influito anche sulla ricerca storiografica,
a volte in modo teleologico.
Di certo non un conoscitore superficiale dell’Italia è Dipper, già allievo di Reinhart
Koselleck e Wolfgang Schieder, il quale ha dedicato alla storia italiana un quarantennio
di ricerche ed è recentemente assurto alle cronache tanto storiografiche quanto pubbliche
su entrambi i versanti della Alpi per una sua controversa valutazione dello stato di salute
della stessa ricerca storica italiana.
I saggi nel volume, tutti di taglio comparativo, riguardano una molteplicità di argomenti
politici, sociali ed economici: dall’industrializzazione al liberalismo delle élite
aristocratiche, dal fascismo e dal nazionalsocialismo fino alla ricostruzione postbellica,
toccando anche argomenti molto amati dagli storici delle relazioni italo-tedesche, come
quello delle percezioni incrociate, sui cui tra l’altro l’a. ha scritto saggi oramai classici
non inclusi in questa selezione. Le divergenze nelle vicende delle due comunità nazionali
sfociano nel saggio inedito (pp. 307-322), che analizza i rapporti postbellici tra Italia e
Germania – con particolare attenzione ai rapporti tra Italia e Germania dopo la riunificazione
– e in cui la famosa categoria rusconiana di «estraniazione strisciante» e il successivo
dibattito, più vivace in Germania che in Italia, vengono riletti alla luce di, e messi in
relazione proprio con tali divergenze nella costruzione della modernità.
Nonostante la scelta cronologica della longue durée, il volume è estremamente attuale,
soprattutto per il pubblico italiano, alle prese con un dibattito politico che legge le relazioni
tra Italia e Germania soprattutto in termini di conflitto, di intromissione e di dominanza
politico-economica. Una traduzione italiana sarebbe quindi molto lodevole e gioverebbe
non solo alla comunità degli storici (che non mancherebbe di trovare alcune imprecisioni,
ad esempio: la Spd non era affatto lontana dal Pci nei primi anni ’70, p. 317), soprattutto
ai meno attenti al mondo tedesco, ma anche al pubblico non specializzato, per il quale i
rapporti con il «vicino lontano» suscitano sempre reazioni forti.

Francesco Leone