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Fiammetta Balestracci – La Prussia tra reazione e rivoluzione 1918-1920 – 2004

Fiammetta Balestracci
Torino, Silvio Zamorani, pp. 266, euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2004

Il periodo e l’area geografica esaminati in questo volume, pubblicato nella collana del Dipartimento di Storia dell’Università di Torino, sono particolarmente importanti perché rappresentano, da una parte, il difficile momento di passaggio tra il crollo del sistema imperiale guglielmino e la democrazia di Weimar attraverso l’esperienza rivoluzionaria e consiliare del 1918-19, e, dall’altra parte, l’area di provenienza di una delle più forti lobbies di potere politico ed economico della Germania imperiale, cioè il ceto agrario degli Junker prussiani. Balestracci ricostruisce dunque, grazie soprattutto a una cospicua documentazione d’archivio, l’importante esperienza dei Consigli delle campagne in Prussia, attraverso considerazioni comparative anche con altre regioni tedesche o con l’esperienza di Austria e Italia, come primo momento cruciale di riconfigurazione delle dinamiche di potere e di rappresentanza degli interessi all’interno del mondo rurale tedesco.
Grazie a questa analisi si fa finalmente luce sulla vicenda dei Consigli delle campagne in Germania, per troppo tempo marginalizzata dalla storiografia in quanto non compatibile con l’immagine stereotipata della società agraria tedesca della prima metà del ‘900 come statica e legata a un’ideologia premoderna e preindustriale o, per altri versi, trattata in maniera indistinta rispetto all’esperienza ben più vistosa dei Consigli degli operai e dei militari. Scegliendo come focus dell’indagine il biennio rivoluzionario dell’immediato dopoguerra, Balestracci sottolinea la dimensione di forte discontinuità che tale periodo assume nella storia tedesca, in cui, in una realtà sociale frammentaria e disomogenea quale quella agraria, proprio nella formazione dei Consigli nelle campagne si vengono a definire le strategie di potere e le tattiche di riorganizzazione degli interessi dei vari attori sociali, politici ed economici. La legittimazione politica dell’élite agraria prussiana e delle organizzazioni tradizionali aveva subito una profonda crisi a causa dell’economia coatta e della legislazione bellica, e delle proteste antiautoritarie del ceto medio agrario contro quel ?diritto su cui per decenni si erano retti il potere e la posizione di privilegio degli agrari nelle istituzioni? (p. 221). In un simile contesto e di fronte ad un’imminente democratizzazione degli organi rappresentativi, i circoli agrari decisero di utilizzare in un primo tempo proprio i Consigli nelle campagne per ricostituire la loro leadership e la capacità di rappresentanza all’interno del mondo agrario. Un’aspra contesa sorse dunque nell’azione di controllo sui Consigli contadini tra agrari e Consigli degli operai e dei soldati. Tutto ciò provocò una forte ambiguità e disomogeneità del movimento consiliare nelle campagne che mancò di un percorso regolare, come emerge sia sul piano locale che regionale dall’attenta descrizione di Balestracci. Alla fine, dopo una trasformazione in chiave propriamente corporativa, all’indomani dell’elezione dell’Assemblea Costituente, l’esperienza consiliare risultò perdente di fronte all’unione strategica che la vecchia lobby agraria attuò con il nuovo associazionismo agricolo, garantendo definitivamente un’unificazione corporativa del fronte agrario-contadino.

Andrea D’Onofrio