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Filippo Pigliacelli – Una nuova frontiera per l’Europa. Storia della cooperazione spaziale europea (1958-2005) – 2006

Filippo Pigliacelli
Bologna, Clueb, 284 pp., euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume rappresenta un’utile sintesi di un soggetto relativamente poco studiato, che si pone all’intersezione tra storia dell’integrazione europea, storia della scienza e storia delle relazioni internazionali, e colma una lacuna della storiografia in lingua italiana. L’autore mostra come la cooperazione spaziale europea, che prese le mosse alla fine degli anni Cinquanta nel contesto del clamore suscitato dal lancio dello Sputnik, abbia conseguito notevoli successi, portando l’Europa, grazie soprattutto all’azione di coordinamento svolta dall’ESA, l’Agenzia spaziale europea, ad affermarsi come leader mondiale in materia di ricerca scientifica spaziale e nel campo dei lanci commerciali. Ciò nonostante rimane un gap profondo da colmare con il principale concorrente nel settore, gli Stati Uniti, soprattutto in termini di risorse pubbliche investite. Il libro si divide in due parti, di lunghezza quasi pari, secondo un criterio cronologico: nella prima viene preso in esame il periodo fino a metà anni Ottanta; nella seconda gli eventi più recenti, a partire dai primi anni Novanta per arrivare allo sviluppo del Programma Galileo e a una disamina degli articoli dedicati alla cooperazione spaziale all’interno del progetto di costituzione europea. Due sono i motivi conduttori del libro: da un lato la dialettica tra i paesi europei, da cui emerge una Francia alla ricerca di un complemento in ambito europeo alle proprie ambizioni di sviluppo nazionale, mentre il Regno Unito, corteggiato nella prima fase come paese europeo più avanzato in campo aerospaziale, era ovviamente restio ad impegnarsi in progetti che sembravano in definitiva avvantaggiare soprattutto altri. Parallelamente il libro evidenzia il difficile rapporto con gli Stati Uniti, che hanno rappresentato per gli europei al contempo un partner indispensabile e un pericoloso concorrente. L’autore sottolinea come il passaggio dei primi anni Novanta, con la crisi del Golfo e le guerre balcaniche, che resero evidente la dipendenza europea dall’alleato di oltreoceano in materia di supporto satellitare alle operazioni militari, abbia condotto i paesi del vecchio continente ad una maggiore consapevolezza della necessità di una più stretta cooperazione in materia spaziale. La tesi di fondo sostenuta dall’autore è che, data l’importanza crescente dello spazio, sia in termini economici (soprattutto per lo sviluppo delle telecomunicazioni), che di sicurezza, sia divenuto necessario superare le forme di cooperazione intergovernativa affermatesi nel passato, con risultati peraltro non trascurabili, e procedere alla definizione di priorità ed obiettivi di una strategia europea complessiva per lo spazio, «comunitarizzando» in qualche modo l’ESA (la cui membership non coincide con quella dell’UE e che opera secondo il principio del juste retour). Il carattere di sintesi del libro ne giustifica una delle debolezze più evidenti, ossia le relativa esiguità delle fonti primarie utilizzate, consistenti in alcuni dei fondi conservati agli Archivi storici dell’UE di Firenze, mentre sarebbe stato interessante allargare gli orizzonti dell’analisi.

Francesco Petrini