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Filomena Tartaglia – Fisco e mercato finanziario in Italia 1914-1945 – 2000

Filomena Tartaglia
Prismi, Napoli

Anno di pubblicazione: 2000

Il libro della Tartaglia affronta un tema estremamente interessante per la storia economica di questo paese e che potrebbe risultare cruciale per capire le dinamiche di lungo periodo dell’economia italiana notoriamente caratterizzata da una strutturale debolezza del mercato finanziario e da sistemi di finanziamento industriale anomali per un paese sviluppato. Vari storici economici hanno messo in evidenza come in alcuni momenti specifici del primo terzo del Novecento si siano create le condizioni per la decadenza di un mercato finanziario interno che, perlomeno fino alla crisi del 1907, appariva destinato a promettenti sviluppi. Questa decadenza ha poi influenzato il percorso di sviluppo dell’economia italiana verso quelle cosiddette forme di “capitalismo senza capitale” basate sull’indebitamento a breve e sull’intervento dello Stato nei momenti di crisi che vengono spesso associate all’esperienza italiana.
L’autrice in questo libro sviluppa un’analisi storico-economica incentrata sul ruolo dell’attività fiscale nella determinazione delle scelte di finanza aziendale e nella genesi di squilibri strutturali e di crisi che determinarono la decadenza del mercato finanziario italiano tra le due guerre, attribuendo alle scelte di politica fiscale importanti responsabilità nell’allontanare imprese e risparmiatori dalle attività borsistiche. Per giungere a queste conclusioni, ha compiuto un notevole lavoro di rilettura della pubblicistica coeva, dando rilievo ai commenti di eminenti economisti dell’epoca sui provvedimenti fiscali allora adottati e sulle loro conseguenze. All’interno dell’arco temporale preso in considerazione l’autrice ha inoltre individuato alcuni sottoperiodi caratterizzati da diversi orientamenti della fiscalità nei confronti del settore privato (Gli anni del produttivismo, 1922-1925 oppure Il tramonto della finanza “procapitalista” come recitano i titoli rispettivamente del secondo e quarto capitolo). Allo stesso tempo ha cercato di legare questa sua rilettura alla storiografia economica odierna per poter fornire un quadro completo in cui fosse possibile valutare il reale peso della componente fiscale nella genesi degli squilibri del mercato finanziario italiano.
Quest’ultimo compito si è però rivelato troppo gravoso per l’autrice che dimostra di non padroneggiare completamente la vasta storiografia sull’economia italiana del periodo tra le due guerre, così come sembra sfuggirle la dinamica di alcuni fenomeni che sicuramente influirono molto sulla crisi del mercato finanziario italiano fin dai primi anni venti. La bibliografia manca infatti di importanti contributi che autori importanti hanno pubblicato su temi quali la stabilizzazione a quota 90, il rapporto banca-industria o i rapporti con l’estero e tali lacune si riflettono sulla ricostruzione e sull’analisi che l’autrice compie di queste vicende. Il testo finisce quindi per arroccarsi sulle tematiche fiscali che, in mancanza di una equa valutazione del peso delle altre componenti, appaiono all’autrice elemento preponderante.

Roberto Di Quirico