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Fiorella Botteon, Luisa Botteon – Piccole italiane e balilla. Strategie di persuasione alla scuola del duce – 2003

Fiorella Botteon, Luisa Botteon
Treviso-Sommacampagna (Vr), Istituto per la storia della Resistenza e della soci

Anno di pubblicazione: 2003

La didattica della storia ha dato luogo a esperienze interessanti e ormai consolidate in ogni ordine e grado di scuola e questo ?quaderno didattico? ? così lo definiscono le stesse autrici ? diretto agli scolari delle ultime classi elementari ne costituisce una conferma, anche se possono sorgere perplessità per taluni espedienti metodologici, peraltro quasi scontati nell’attuale panorama formativo: l’uniformità dell’approccio ai temi scelti tramite la dimensione ?micro’ costituita dalle testimonianze dei nonni degli alunni, ad esempio, o la costruzione modulare degli argomenti, i quali, come sostiene l’Introduzione di Amerigo Manesso, ?non sono legati da rapporti tassonomici, per cui il fascicolo non chiede di essere sperimentato nella sua interezza? (p. 11); o, infine, il tentativo di trasformare i piccoli allievi in tanti storici in erba tramite l’uso del ?metodo dello storico?. In questo quadro, l’assenza di fonti storiografiche (quelle documentarie sono varie e numerosissime) suscita qualche legittima perplessità: è pur vero che il quaderno è essenzialmente un eserciziario per bambini, ma forse la sua utilità sarebbe potenziata da una appendice storiografica per gli insegnanti che volessero avvalersene.
Così, sembra quasi che le autrici-educatrici vogliano più sottolineare quanto sono state brave (il che è vero), che non aiutare i colleghi a percorrere la loro stessa strada: si ripropone, insomma, nella descrizione dell’esperienza didattica, il carattere esemplare e fortemente legato all’esperienza soggettiva scelto per avviare i giovani alla conoscenza storica. Nelle sue pagine introduttive, Manesso mostra inoltre una meraviglia eccessiva per ?l’ampiezza e la forza totalizzante [del] progetto? fascista sulla scuola e l’organizzazione dei giovani, che, a suo dire, si tenderebbe generalmente a rubricare come pura propaganda a causa della ?condanna degli esiti finali del ventennio? (p. 9): ci permettiamo di dissentire, poiché un’ormai amplissima letteratura storiografica va nel senso di un riconoscimento pieno sia della forza che dell’ampiezza di quel progetto.
Detto questo, vanno comunque sottolineate la perizia comunicativa e l’evidente passione didattica che animano il lavoro, costituito da una serie di schede, di documenti e di esercizi. Tramite foto, brani memorialistici, citazioni da libri di testo dell’epoca e così via, sono illustrati vari aspetti del regime fascista sui quali poi si chiede conto agli allievi: dalla vita scolastica ai programmi, alla capillare rete di organizzazioni giovanili e ricreative; dal culto dei caduti nella Grande Guerra (così legata al territorio di cui si parla) a quello del duce, fino alla buia pagina di un antisemitismo che appare tutt’altro che ingrato allo zelo militante dei maestri.
L’ambientazione veneta del quaderno rinvia con insistenza ad una fonte letteraria in esso non citata: Libera nos a Malo di Luigi Meneghello, lettura davvero significativa per chiunque voglia indagare il rapporto tra fascismo e scuola elementare.

Paola Magnarelli