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Fogli in uniforme. La stampa per i militari nell’Italia liberale

Nicola Labanca (a cura di)
Unicopli, 275 pp., € 22,00

Anno di pubblicazione: 2016

Il volume affronta un tema fino a oggi soltanto sfiorato dalla storiografia: lo sviluppo
e i contenuti della stampa d’informazione per militari tra il 1860 e l’avvento del regime
fascista. Nell’Introduzione è precisato che gli aa. non hanno considerato «stampa militare
d’informazione» le riviste tecniche e d’arma (già studiate del resto dalla storiografia militare),
né le pubblicazioni promosse e gestite dagli Stati maggiori o dai Ministeri militari.
Queste ultime vengono infatti ritenute (non a torto) uno specchio del pensiero dei vertici
piuttosto che la cartina di tornasole delle istanze, dei dibattiti e delle idee coltivate dai
membri delle istituzioni militari.
Ed è proprio rintracciare le idee dei militari d’età liberale l’obiettivo del volume.
Scrive infatti il curatore che «la stampa militare d’informazione costituisce […] un fenomeno
non solo pubblicistico ma […] politico e sociale» (p. 53). È alla ricerca di questi
elementi socio-politici che si muovono anche gli altri aa., ciascuno dei quali si occupa di
una specifica forza armata e delle pubblicazioni rivolte ai suoi membri.
Nel primo saggio, Francia esplora la pubblicistica rivolta ai militi e ai quadri della
Guardia nazionale. A seguire Labanca si occupa dei giornali militari per l’esercito evidenziandone
la molteplicità di indirizzi e di interessi, e l’interazione con i temi del dibattito
pubblico nazionale. Zampieri compie a proposito della Marina un’operazione parzialmente
diversa da quella dei colleghi, andando «alla ricerca dei pubblicisti» (p. 80) più che
delle testate, e allargando la sua analisi agli interventi di Jack La Bolina (nom de plume di
Augusto Vittorio Vecchi) sul civile «Fanfulla». Seguono i contributi di Carbone sui Carabinieri,
di Pagani sulla Guardia di Finanza, di Rovinello sulle pubblicazioni legate al reducismo
risorgimentale e coloniale, e infine la ricerca di Di Giorgio sulle forze di polizia.
In ciascuno dei saggi il procedere degli autori evidenzia come le riviste esaminate possano
costituire una fonte utilissima per esplorare il quotidiano funzionamento e le istanze più
o meno sotterranee di istituzioni poco inclini a produrre documentazione relativa alle
proprie dinamiche interne.
Il volume ha in definitiva gli indubbi meriti d’indicare nello studio dei prodotti culturali
pensati per i membri dalle istituzioni militari, o da essi stessi attivamente promossi,
una chiave di accesso al complesso e sfuggente reticolo dei rapporti interni e circostanti
al mondo militare dell’Italia liberale. Se è ormai impossibile continuare a pensare che le
forze armate di età liberale fossero la grande muette raccontata da certi memorialisti, e
più o meno introiettata dalla storiografia generale fino a pochi anni fa, è anche grazie a
ricerche come quelle realizzate dagli autori di Fogli in uniforme. Prendendo a prestito le
parole del curatore, «L’Italia liberale coincise per i militari […] con uno spazio di (relativa)
discussione pubblica e di fronte all’opinione pubblica, uno spazio che la Restaurazione e
i decenni preunitari nemmeno avrebbero potuto pensare, e che il ventennio fascista non
avrebbe potuto tollerare» (p. 24).

Jacopo Lorenzini