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Fondazione Arnaldo e Alberto Mondadori (a cura di) – L’agente letterario da Erich Linder a oggi – 2004

Fondazione Arnaldo e Alberto Mondadori (a cura di)
Milano, Sylvestre Bonnard, pp. 160, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2004

Erich Linder fu il maggior agente letterario nella storia dell’editoria italiana. Nato nel 1924 a Leopoli in Galizia e morto a Milano nel 1983, negli anni della guerra si era salvato a Ivrea, redattore con Luciano Foà (che avrebbe poi fondato la Adelphi) della casa editrice avviata da Adriano Olivetti. Passato nel Sud, aveva risalito la penisola con un’uniforme militare angloamericana. Una sola, ma splendida, traduzione: I sette pilastri della saggezza di T.E. Lawrence. Il resto della sua vita fu lavoro, e amicizie. Quando negli anni Settanta prese a tracollare l’editoria delle grandi famiglie (Rizzoli, Bompiani, Mondadori, Einaudi), Linder aveva aperto succursali all’estero. La sua attività coincise quindi con la ricostruzione postbellica dell’editoria, la cultura dell’Italia postfascista, i cambiamenti strutturali che cominciarono a profilarsi negli anni Ottanta. L’interesse per la sua figura va perciò oltre la sua personalità, comunque eccezionale. Un agente letterario è il rappresentante degli interessi immediati e profondi di un autore nei confronti dell’editore ed è l’interprete della destinazione di un libro presso l’editore ?giusto?. Potrebbe non sembrare gran cosa, o una fumisteria per addetti ai lavori, ma non è così, se solo si pone mente all’importanza di un’editoria colta e industrialmente attrezzata per la formazione sia della classe intellettuale che di quella politica e dirigenziale in senso lato, sia infine per la lettura nei processi di scolarizzazione e promozione sociale nella vita di una nazione. Prima di Linder, gli autori erano regolarmente alla mercè degli editori con le ovvie eccezioni, tra cui spicca per nota inimitabilità quella di Gabriele D’Annunzio. Lo stile di Linder, fatto di durezza e di una moral suasion che gli veniva da una grande cultura nativamente mitteleuropea e selettivamente inglese, americana e francese, provvide a riequilibrare la situazione e fu una delle concause del grande sviluppo dell’editoria italiana in termini di nuovi autori e molte traduzioni. La sprovincializzazione della cultura italiana dopo il ’45 si deve anche a quella stagione chiamata dagli studiosi del settore ?gli anni dell’entusiasmo?.
Il volume raccoglie le testimonianze e i contributi presentati al convegno tenuto a Milano nell’ottobre del 2003. Tra le prime spiccano quelle di Guido Davico Bonino, Guido Lopez, Oreste Del Buono, Donatella Barbieri, Luigi Bernabò, Susanna Zevi. Che ne è oggi del rapporto autore-editore o, in altri termini, dell’editoria italiana? Tentano una risposta i grandi agenti letterari americani (Jason Epstein, Maria Campbell, Andrei Wylie), le figure manageriali del settore come Gian Arturo Ferrari e Stefano Mauri. In estrema sintesi, essi, più che il declino delle ideologie e dell’engagement, sottolineano il ruolo della rivoluzione informatica: la facilità di stampa ha aumentato il numero dei piccoli editori ma le strozzature della distribuzione generano la scomparsa degli editori piccoli e medi a favore dei grossi editori di best sellers? Diversamente e ugualmente, la vita del libro e della cultura tramite libri resta sotto tiro di revoca.

Emilio Renzi