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Fondazione Giulio Pastore (a cura di) – Il vero significato del ?Patto di Roma? – 2005

Fondazione Giulio Pastore (a cura di)
Roma, Edizioni Lavoro, pp. XIII-63, euro 7,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il 60° anniversario della firma del Patto di Roma è caduto in una fase storica segnata dall’intensificarsi del dibattito fra organizzazioni sindacali sulle questioni della ridefinizione della rappresentanza e della riforma del sistema contrattuale. È in tale clima di tensione e opposte istanze autolegittimatorie che va collocato questo agile volumetto curato dalla Fondazione Pastore, nel quale alla riproposizione di un saggio di Vincenzo Saba già ampiamente conosciuto si affiancano i testi di due brevi interventi di Sergio Zaninelli e Savino Pezzotta a un convegno celebrativo del sessantenario tenutosi a Roma l’8 giugno 2004.
Viene proposta una lettura del Patto di Roma fondata sulla tesi della debolezza e provvisorietà dell’unità sindacale che esso realizza, aprendo in tal modo la via a una valorizzazione del ruolo della CISL nel panorama sindacale italiano, con il suo costituirsi quale perno di un pluralismo sindacale inteso come risorsa e non come vincolo (Zaninelli, pp. 41-45), ma anche con la sua capacità ? in quanto sindacato autonomo e non ideologico ? di porsi come fattore di innovazione ed efficienza nelle relazioni industriali (Pezzotta, pp. 47-54). L’operazione attualizzante di fondo muove da un’accurata ricostruzione della genesi del Patto, delle motivazioni immediate e profonde della firma da parte di Grandi, la cui cultura era cattolica prima ancora che sindacale, dedicando particolare attenzione alla ?cesura? dell’8 settembre 1943 e all’avvio di una sovrapposizione fra il progetto di unità antifascista e quello democratico-cristiano di costruzione di una democrazia economica (Saba, pp. 3-39). ?Grandi pressato firmò in buona fede? titola Saba, trasmettendo il senso di un equivoco, di una falsa percezione di provvisorietà dell’accordo che si sarebbe rivelato ben presto definitivo. Un accordo che Zaninelli non esiterà a definire ?una scelta tattica?, volta cioè a rimandare a tempi di pace la precisazione di contenuti e metodi dell’azione sindacale, per quanto segnato da un’intrinseca debolezza dovuta alle pesanti divergenze interne ? dalla forma organizzativa alla questione del riconoscimento giuridico, dai livelli della contrattazione alla disciplina del diritto di sciopero ? in qualche modo riconducibili alla contrapposizione fra due modelli sindacali profondamente diversi, quello conflittuale e quello partecipativo (Zaninelli, p. 44).
Se il valore del volumetto sta certamente nel tentativo di sollecitare un recupero della storia del lavoro e del movimento sindacale italiano nell’attuale fase di innegabile marginalizzazione scientifica, un limite di non poco conto è ravvisabile nella riproposizione priva di ulteriori consolidamenti storiografici o dell’apertura di nuove prospettive di ricerca di una lettura del Patto di Roma sostenuta dagli storici di area cattolica fin dalla metà degli anni Novanta. Quel senso di vuoto storiografico denunciato in apertura ? la ?storia mancata della CISL? cui fa riferimento la presentazione (Colasanto, p. XII) ? risulta ancora decisamente lontano dall’essere colmato.

Rossella Caccavo