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Francesca Sofia (a cura di) – Statistica del dipartimento dell’Adda. Riproduzione anastatica del manoscritto di Melchiorre Gioia ed edizione critica, Roma, Istituto nazionale di statistica, [“Annali di statistica”, a. 129 – 2000

Francesca Sofia (a cura di)
vol. 22], serie X

Anno di pubblicazione: 2000

La preziosa edizione anastatica di questo inedito di Gioia del 1811 – la prima statistica ufficiale italiana commissionata dal Regno d’Italia – è preceduta da una breve Presentazione del Presidente dell’Istituto nazionale di statistica Alberto Zuliani e soprattutto da una ampia e ricca Introduzione di Francesca Sofia, che ha curato l’edizione critica e ha quindi reso disponibile agli addetti ai lavori un testo di grande ricchezza, conosciuto finora solo per le minute solo parzialmente leggibili conservate a Brera e ora trascritto in base ad una copia manoscritta “in bella” reperita dalla curatrice nella Biblioteca Vaticana. Per Gioia “Una tabella, ogniqualvolta contenga tutti gli elementi di confronto, si può paragonare al disegno di un edifizio, nel quale, a primo colpo d’occhio, si vede se le parti si corrispondono, se sono proporzionate tra esse, se servono ai fini cui l’edifizio è destinato […], nella pubblica amministrazione riesce difficile il dimostrare la corrispondenza tra gli effetti composti e le diverse cause influenti, se i loro reciproci aumenti e decrementi in tempi, luoghi, circostanze diverse, non appariscono nudi, ossia ridotti a forma numerica nella colonna d’una tabella”.
Le tavole rese ora – dopo una fatica non breve – facilmente accessibili al lettore sono ricchissime. Rileggendole, non si può non ripensare al giudizio – ovviamente ironico – di Pecchio che sosteneva che Gioia “non voleva che andasse perduto neppure un uovo”. In questa statistica c’è tutto: dalla struttura del suolo all’agricoltura, all’alimentazione, alle malattie endemiche, fino agli abiti dei contadini, indossati soltanto la domenica al posto dei rozzi indumenti che servivano a ripararli negli altri giorni della settimana. Persino i dettagli delle calzature – le scarpe chiodate – non sfuggono all’occhio di Gioia, che ci restituisce in tal modo una serie di primi piani ad altissima definizione.
Uno sguardo così ravvicinato non poteva non rivelare implicitamente anche forti elementi di critica sociale, che non sfuggirono alle autorità. Sottoposte all’esame di una commissione ministeriale, le tavole di Gioia furono infatti considerate “esuberanti rispetto alle esigenze governative, e soprattutto eversive di consolidate linee divisorie tra lo Stato e la società” (p. 10) e finirono per costargli il posto, anche se poi l’amministrazione napoleonica finì per affidargli nel 1811 la statistica in qualità di “privato scrittore” (p. 13).
Le pagine dell’Introduzione dedicate a questa vicenda colgono con immediatezza anche alcuni aspetti della burocrazia napoleonica. Clausole contrattuali, modalità di svolgimento dell’incarico, liti giudiziarie per la restituzione dei manoscritti vengono messe in luce grazie alla rilettura di passi vivacissimi dell’altero e “ipocondriaco” autore. Rileggerli sarà utile anche a chi voglia cogliere anche alcuni aspetti dell’amministrazione pubblica del tempo.

Ilaria Porciani