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Francesco Piovan e Luciana Sitran Rea (a cura di) – Studenti, università, città nella storia padovana. Atti del convegno Padova, 6-8 febbraio 1998 – 2001

Francesco Piovan e Luciana Sitran Rea (a cura di)
Trieste, LINT, pp. 861, euro 57,34

Anno di pubblicazione: 2001

Il volume presenta gli atti di un convegno tenuto in occasione dell’anniversario della sollevazione studentesca del 1848, ma che spaziava su un ampio arco cronologico. Dell’episodio del 1848, il saggio di A. Ventura presenta una ricostruzione rigorosa e analizza la fortuna che ha avuto successivamente, nelle forme e nei significati attribuitigli dalle varie celebrazioni.
All’età contemporanea sono dedicati altri otto saggi, nei quali è forte l’esigenza di inquadrare la storia dell’università in periodizzazioni diverse da quelle tradizionali della storia politica. Il saggio di D. Laden, tra i migliori, dimostra come l’interpretazione di Trevelyan (l’8 febbraio 1848 quale ?Peterloo veneta?), non renda giustizia ai comportamenti reali degli studenti nell’età della Restaurazione; e come gli universitari non aderirono al movimento nazionale finché questo non offrì la soluzione ai problemi di una generazione di laureati troppo numerosi per lo Stato asburgico. D. Zotto si sofferma sulla poca serietà con cui spesso si elargivano i diplomi. G. Berti consacra il periodo 1850-1866 come unica stagione davvero ?risorgimentale? dello Studio padovano, alimentata da un patriottismo non opportunistico. Nel contributo di A. Magno sull’età liberale, compaiono le nuove organizzazioni studentesche fortemente orientate verso i partiti, nelle quali il protagonismo si esprime ormai su un terreno propriamente politico. Il saggio di V. Dal Piaz propone un’interessante analisi del rapporto fra città, università e studenti, dal punto di vista della storia urbana e della politica edilizia tra Otto e Novecento.
Agli anni del regime sono dedicati i due saggi seguenti. A. Lazzaretto, spiega perché la Fuci veneta fu poco polemica verso il fascismo, ma fa emergere anche altri temi: lo spazio di protagonismo che la Fuci riservò alle studentesse; la creazione di una rete di solidarietà che fu importante per alcune carriere accademiche. F. Bernardinello ripercorre la vicenda dell’inquadramento militarista delle università: questo fu piuttosto tardivo (fino al 1935 gli studenti privilegiano ?la sfera privata?, p. 655: le manifestazioni non rientrano nell’ambito della protesta politica) e la reazione degli studenti, come al solito, non fu uniforme: pochissimi gli eroi, molti gli ?indifferenti?, diversi i sostenitori convinti. Nel saggio di C. Saonara, l’?impegno? torna nelle aule, attorno al 1943: la disaffezione al fascismo si traduce in un protagonismo solleticato anche dalla facile ?carriera? che le brigate partigiane offrivano agli universitari (p. 704).
L’intreccio tra attivismo, aspirazioni libertarie e desiderio di ascesa sociale, si conferma quindi come la costante di questa storia degli studenti, poco incline all’uso di categorie generali (patriota/austriacante; fascista/antifascista), e interessata piuttosto a restituire la concreta specificità di un soggetto poco conosciuto qual è il mondo studentesco italiano di età contemporanea.

Maria Pia Casalena