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Francesco Renda – Salvatore Giuliano. Una biografia storica – 2002

Francesco Renda
Palermo, Sellerio, pp. 128, euro 7,00

Anno di pubblicazione: 2002

Questo scritto di Renda era stato già pubblicato in Tullio Kezich, Salvatore Giuliano. Il film di Francesco Rosi, edito a cura di Cinecittà Holding Spa. Presumibilmente nel 1999: a quella data si ferma infatti la bibliografia, arricchitasi nel frattempo di altri titoli, a conferma di una osservazione di Renda sulla abbondanza di scritti su Giuliano, ?il personaggio più biografato, o uno degli italiani più biografati della prima repubblica?. Una posizione strategica in questa produzione letteraria, discografica e cinematografica Renda attribuisce al film di Rosi (1961), opera che unisce rigore ?storiografico? a capacità di espressione poetica. Ai quattordici titoli precedenti il film, si aggiungono i trentasette (ma sono già di più) successivi, editi con una cadenza che da sola fa capire quanto forte resti l’interesse per la vicenda. Nel 1997, allo scadere del cinquantenario della strage di Portella delle Ginestre, l’attenzione è stata ancora ravvivata dal tentativo di riaprire il processo per strage al fine di meglio individuare i mandanti (cfr. la scheda in Annale Sissco III/2002, p. 166). Come è stato già osservato a suo tempo, forse, più che il giudizio dei magistrati, è proprio il dibattito storiografico che può orientare l’opinione pubblica. Di ciò Renda si mostra consapevole e ci offre un lavoro sulla fama del bandito attraverso un originale confronto tra le numerose ballate prodotte da cantastorie nel periodo immediatamente successivo all’uccisione avvenuta nel 1950 e gli scritti di carattere occasionale o anche più meditati prodotti nei molti anni che ci separano da quell’evento. È come se il processo, le riflessioni di giornalisti e studiosi, le indagini della Commissione antimafia si siano avvitate attorno a un mistero destinato a rimanere tale, senza tuttavia che l’opinione pubblica si sia per questo rassegnata. Anche perché all’origine c’è una verità contestata, un dubbio insinuato con successo sulla versione dell’uccisione del bandito fornita dai carabinieri. Ora Renda utilizza un documento del 1954 reso noto nel 1998 dopo la citata richiesta di apertura del processo, che appunto va considerata come espressione di questa tenace esigenza di conoscere. Si porta alla luce la conclusione di una inchiesta, condotta da una commissione disciplinare militare formata da generali, sull’operato del colonnello dei Carabinieri Ugo Luca, il comandante del nucleo di contrasto al banditismo (CFRB) che eliminò Giuliano. O meglio che si attribuì il merito della sua uccisione. L’ufficiale venne assolto da ogni addebito per avere avallato la falsa versione dei fatti. Il documento, in realtà, anche se non citato, era noto alla Commissione antimafia che ne aveva fatto sue le conclusioni dando maggior forza alla convinzione che Giuliano fu ucciso da altri (probabilmente Pisciotta), e in ogni caso con l’aiuto della mafia che aveva provveduto nei mesi precedenti ad eliminare molti componenti della banda. Resta da spiegare, si chiede Renda, perché documenti di simile portata non siano stati resi noti neanche dalla Commissione antimafia, che pure ne aveva tra le righe assunto le conclusioni. Ma è proprio questo il punto di perenne attualità, quello che riguarda l’avvio di rapporti di collaborazione tra mafia e politica in Sicilia in età repubblicana.

Rosario Mangiameli