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Franco Soglian – La riunificazione della Germania 1989-1990 – 1999

Franco Soglian
Carocci, Roma

Anno di pubblicazione: 1999

Facendo soprattutto uso della già ricca memorialistica russa, americana, francese e tedesca redatta dai protagonisti principali e dai loro collaboratori, il saggio ricostruisce puntualmente gli accordi al vertice e le conferenze internazionali decisive per la riunificazione tedesca. Si tratta di uno strumento di grande utilità per ripercorrere le reazioni delle grandi potenze all’accelerazione della crisi della Germania Est (su cui si veda E. Collotti, Dalle due Germanie alla Germania unita, Torino, 1992) e la scelta dell’unione monetaria europea. La tesi avanzata, in controtendenza rispetto a larga parte degli studi circolanti e in aperto dissenso con G. Boffa (Dall’URSS alla Russia, Roma-Bari, 1995), è di grande interesse: gli Stati Uniti – anche per via delle resistenze della Thatcher e di Mitterand – sarebbero stati tutt’altro che entusiasti della riunificazione; Kohl avrebbe forzato la mano a Bush mentre Gorbacev avrebbe favorito Kohl in cerca di un riposizionamento strategico dell’Urss. L’impostazione pare stimolante poiché svincola la Germania dalla gratitudine nei confronti degli Usa a cui la legherebbe invece la prevalente interpretazione di un incondizionato appoggio di Bush, mentre sottolinea l’instabilità del quadro internazionale successivo. Se ne ricava così indirettamente una originale lettura delle relazioni internazionali dopo il 1990, in cui la guerra del Golfo si collocherebbe in un quadro di latente conflitto tra i due maggiori paesi capitalisti.
Le remore statunitensi sarebbero nate dal timore di un asse Bonn-Mosca che avrebbe spostato gli equilibri europei. Davanti all’inarrestabile crollo della Rdt e al dinamismo di Gorbacev, nell’autunno del 1989 la diplomazia statunitense avrebbe giocato d’anticipo sulla riunificazione, cercando però di contenerne l’effetto attraverso l’”abbraccio” con Bonn (pp. 20-22). Gorbacev avrebbe invece sin dal 1988 sacrificato la dirigenza della Rdt sull’altare della riconciliazione con l’Occidente, speculando (con preoccupante superficialità) su un ricambio interno alla Germania Est e sull’avvicinamento della Russia alla Rft per i benefici economici e il mantenimento dell’egemonia sovietica in Europa (pp. 25-35), ma senza poi mostrare la determinazione necessaria a coglierne i frutti. Forse le motivazioni di Gorbacev non sono del tutto risolvibili dalla categoria del “cedimento” (pp. 65, 79); al riguardo il rapporto tra scelte politiche ed economiche dell’Urss, segnalato dall’a. come centrale, avrebbe meritato di essere approfondito a partire da C.S. Maier, Il crollo. La crisi del comunismo e la fine della Germania est, Bologna, 1999. La sensibilità di Soglian ad una visione allargata delle relazioni internazionali fa del libro un sicuro riferimento per il lettore italiano.

Carlo Spagnolo