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Fulco Lanchester – Pensare lo Stato. I giuspubblicisti nell’Italia unitaria – 2004

Fulco Lanchester
Roma-Bari, Laterza, pp. VII-248, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2004

Intervenendo su un terreno già dissodato da lui stesso e, pur se con taglio e finalità differenti, da Grossi, Ferrajoli, Costa, Fioravanti, Mazzacane e Schiavone, Lanchester si propone di ?situare storicamente l’attività? (p. VII) dei giuspubblicisti italiani postunitari, mettendo in evidenza l’uso di tale prospettiva nel dibattito metodologico e il rilievo di essa come ?strumento indispensabile? (p. VII) per i giuristi.
L’autore conduce la sua disamina con specifica attenzione ai cosiddetti costituzionalisti ?antiformalisti?, alla luce delle trasformazioni dello Stato con particolare riguardo sia ai recenti fenomeni di globalizzazione e regionalizzazione, sia allo sviluppo delle discipline considerate nel quadro dei non pochi cambiamenti degli studi universitari.
Dopo un’introduzione nella quale vengono individuate le radici della tradizione giuspubblicistica e ne vengono seguite le vicende dal periodo liberale a quello fascista, alla Costituzione repubblicana e al suo ?congelamento?, fino alle conseguenze dei processi di integrazione europea, l’autore esamina il ruolo dei docenti universitari del settore giuspubblicistico dagli anni ’60 dell’Ottocento ai ’70 del Novecento. Affronta, quindi, il problema del rapporto tra Monarchia e Parlamento nella dottrina del primo dopoguerra con specifico riferimento ai contributi di Donati, Salemi, Ambrosiani e Crosa, richiamando però ampiamente l’?opera prima? di Mortati, sensibile alle suggestioni schmittiane, come Crosa lo era stato a quelle di Redslob, Mirkine-Guetzévitch, Burdeau. Approfondisce, poi, alcune figure centrali nel dibattito dottrinale del secolo scorso, alternando l’attenzione su studiosi noti come Mortati e Maranini o sottovalutati come Ambrosini e Ruini. Si sofferma infine sulla costituzionalistica nel periodo del ?congelamento? costituzionale e specificamente sul pensiero di Paladin, che aveva approfondito ?lo studio concernente le norme delle norme, considerate nella prospettiva kelseniana come in quella schmittiana? (p. 172). Ripercorrendo gli anni formativi di Paladin, analizzando le sue monografie e facendo riferimento a tre importanti riviste («Politica del diritto», «Le Regioni», «Quaderni costituzionali»), l’autore esamina le reazioni dei giuspubblicisti di fronte alla crisi del Parlamento, alle polemiche sulla partitocrazia, ai rischi e alle contraddizioni ?di una situazione che vedeva il precario equilibrio fra Stati nazionali e istituzioni dell’UE incidere sulla stessa democraticità degli ordinamenti? (p. 180).
Anche se alla base del volume sono una serie di saggi e relazioni precedentemente elaborati dall’autore, l’opera ha una sostanziale omogeneità e costituisce una guida preziosa per ripercorrere, con prospettiva storica, le trasformazioni del ruolo del diritto pubblico e dei soggetti che se ne occupano alla luce sia dei mutamenti ideologici e istituzionali dello Stato, sia del dibattito metodologico che parte dalla ?rivoluzione di V.E. Orlando? (p. 5) degli anni ’80 dell’Ottocento sia, ancora, del ruolo della dottrina germanica nello sviluppo delle scienze giuridiche e nella formazione del ceto burocratico, al quale gli ?orlandisti? fornirono un ?parco unitario di paradigmi metodologici? (p. 5).

Costanza Margiotta