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Fulvio Conti – L’Italia dei democratici. Sinistra risorgimentale, massoneria e associazionismo fra Otto e Novecento – 2000

Fulvio Conti
Franco Angeli, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

Il volume raccoglie tredici saggi, raggruppati in quattro sezioni tematiche, in larga parte già pubblicati in varie sedi, aggiornati e in alcuni casi integralmente riscritti come ricorda l’autore nell’Introduzione. La varietà dei temi toccati è notevole. Si va dai primi quattro contributi su “garibaldinismo e correnti democratiche negli anni Sessanta e Settanta”, tra i quali segnaliamo un lavoro sulla figura di Alberto Mario e un secondo sulla questione del partito nella democrazia repubblicana, a quelli ospitati nella successiva sezione sul rapporto tra massoneria e politica nell’Italia liberale. In questo caso vengono presi in esame tre casi di studio dedicati a La Spezia, Siena e alla Calabria. La terza sezione raccoglie sotto il titolo “associazionismo popolare e memoria del Risorgimento”, due interessanti contributi sulle società dei veterani e reduci nella Toscana postunitaria e sulle associazioni operaie di Carpi e della bassa modenese. Infine, la quarta comprende quattro profili biografici dedicati a Aurelio Saffi, Ettore Ferrari, Diego Martelli e Ferdinando Martini.
Il volume offre quindi un ampio spaccato dell’universo della sinistra risorgimentale, di quell’Italia uscita sconfitta dalle lotte risorgimentali, che fu incapace di trovare una sua collocazione sotto le bandiere di un unico partito e di affrancarsi dai suoi massimalismi isolando i gruppi più intransigenti. Come viene precisato nell’Introduzione il volume si prefigge un duplice obiettivo: da un lato offrire un contributo alla valorizzazione del patrimonio ideale e culturale della tradizione democratica e radicale, spesso troppo sbrigativamente dimenticato o sottovalutato, e delle forme associative che ad essa fecero riferimento – come nel caso della massoneria di cui non a caso Conti è da anni un attento studioso – dall’altro tentare di analizzare le conseguenze prodotte dalla mancata integrazione nel sistema politico di queste forze. L’autore si chiede infatti quali furono i motivi della conventio ad excludendun che i gruppi detentori del potere esercitarono nei confronti della minoranza mazziniana e radicale. Su questo punto Conti sposa in toto le tesi espresse da Massimo L. Salvadori nella sua Storia d’Italia e crisi di regime (1994), che ribaltavano l’interpretazione tendente a spiegare il blocco del sistema politico con la chiusura operata dalle forze moderate, timorose di indebolire le già precarie basi dello stato unitario. L’emarginazione delle forze democratiche dipese invece dal fatto che esse non rappresentavano solo delle “alternative di governo” ma anche delle “alternative di sistema”, che intendevano rovesciare completamente l’impianto istituzionale. Il lavoro di Conti non solo conferma questa tesi ma, in maniera convincente, la rafforza ulteriormente.

Renato Camurri