Cerca

Fulvio Mazza (a cura di) – Corigliano Calabro. Storia, cultura, economia – 2005

Fulvio Mazza (a cura di)
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 346, euro 44,00

Anno di pubblicazione: 2005

Dedicato al comune di Corigliano Calabro, dalla fondazione ai nostri giorni, il quindicesimo volume della collana promossa dalla Banca popolare di Crotone aggiunge un ulteriore tassello alla ricostruzione complessiva della storia delle città calabresi. Si tratta di un’iniziativa editoriale ben collaudata e che trova il suo punto di forza nell’omogeneità della struttura, tale da fornire, insieme all’eccellente veste grafica e all’apparato iconografico e statistico, uno strumento ideale alla comparazione e nello stesso tempo all’individuazione delle specificità di aree e centri urbani della regione. Come si deduce dall’introduzione di F. Cozzetto alla prima parte del volume, Corigliano Calabro, centro intermedio, di ?tardiva? fondazione (tra Alto e Basso Medioevo), ha vissuto le contraddizioni tra una ?permanente tendenza alla passività?, alla precarietà insediativa e alla conservazione sociale, e gli stimoli derivanti dalla favorevole posizione geografica che la pone sulle ultime propaggini collinari che degradano dalla Sila verso la Piana di Sibari, a pochi chilometri dal Mar Ionio.
L’incremento delle attività produttive (oliveti e liquirizia in epoca moderna) si snoda così nel corso dei secoli, attraverso la giurisdizione feudale, in particolare quella dei duchi Saluzzo, e poi per iniziativa della nuova proprietà borghese ottocentesca che tenta, pur nel rigido classismo, di collegare trasformazione urbana e bonifica dei terreni circostanti (si vedano i saggi di P. Corsi sull’età antica e medievale, di C.P. Di Martino sull’età moderna e di R. Sicilia sull’Ottocento). Ma è nel corso del Novecento che si concentrano i nodi economici e politici insiti nel risanamento idrogeologico della Piana di Sibari e che investono direttamente il territorio di Corigliano, dal progetto di trasformazione durante il fascismo, che garantisce l’egemonia sociale della grande proprietà, all’intensa mobilitazione contadina nelle occupazioni delle terre dopo il secondo conflitto fino alla riforma agraria, all’istituzione dell’Opera valorizzazione Sila e all’intervento speciale dello Stato, che contribuiscono a esaltare la produzione agricola e soprattutto agrumicola, in particolare della ?clementina? (si vedano i saggi di P. Caputo, G. Scaglione sull’economia, e di F. Mazza, L. Ambrosi sulla politica). La diversificazione produttiva dell’ultimo cinquantennio, risultato della creazione di un polo industriale, per quanto dagli esiti insufficienti, e del porto, suggerisce agli autori l’immagine policentrica del comune attuale, giunto a una popolazione di 40.000 abitanti e con un’inedita vivacità culturale e propositiva, come rileva il saggio di E. Viteritti sulle ?pratiche culturali?. È tale varietà socioeconomica a spiegare, per altro, la complessità delle vicende politiche novecentesche, caratterizzate, specialmente in età repubblicana, da lunghi periodi di instabilità amministrativa (scioglimenti, commissariamenti) e di mancata regolamentazione della crescita urbana.
Nel complesso, lo schema proposto dal volume e dall’intera collana, a conferma dell’utilità di una storia della rete urbana anche in una prospettiva generale, potrebbe rappresentare un modello per altre storie regionali.

Giovanni Schininà