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Gabriele B. Clemens – Sanctus amor patriae. Eine vergleichende Studie zu deutschen und italienischen Geschichtsvereinen im 19. Jahrhundert – 2004

Gabriele B. Clemens
Tübingen, Niemeyer, pp. 514, euro 76,00

Anno di pubblicazione: 2004

Storia della scienza, o dei saperi, come versione moderna dell’agiografia? Clemens mira a distanziarsi dalla prospettiva implicita nel motto attribuito a Kristeller (p. 19) proponendo una strutturata analisi comparata delle società storiche in Italia e Germania nel corso dell’800. Anche se limitata a sei casi italiani (Torino, Milano, Genova, Firenze, Roma, Napoli) e sei tedeschi (Berlino, Dresda, Amburgo, Colonia, Monaco, Stoccarda), la ricerca ha comportato una larga schedatura di oltre 12000 loro membri, un’estesa analisi delle attività scientifiche e pratiche delle società storiche, una riflessione sulla ?posizione nello spazio sociale? (p. 405) e sulla percezione del proprio ruolo da parte degli esponenti di questa particolare forma di associazionismo che si richiama a Bourdieu. Alcuni assunti largamente accolti vengono qui rimessi in discussione: la natura ?borghese? di certi movimenti associativi, ad esempio, con la sottolineatura del ruolo giocato, specie in Germania, dalla nobiltà; oppure il ruolo esercitato dalle guerre napoleoniche nella spinta alla ricerca delle ?radici? nazionali, fissato invece da una postuma ricostruzione tardo-ottocentesca (p. 29) ? ma a questo proposito, e visto il rilievo che alle tematiche ?identitarie?, nelle loro varie declinazioni istituzionali e territoriali, viene assegnato nel volume, si dovrà ricordare, in rapporto tanto alla grande ricerca erudita, compendiabile nell’impresa dei Monumenta, quanto alla Landesgeschichte delle società storiche, il rilievo del riassetto messo in atto al Congresso di Vienna. La comparazione evidenzia similitudini e differenze: più chiuse le società italiane, dedite in prevalenza a riviste e edizioni di fonti, mentre in area tedesca ? difficile competere, sulle fonti, con Pertz e successori ? il collezionismo, la raccolta di materiali, l’antiquaria e l’attenzione per l’archeologia ebbero un peso notevole, con una tendenza, verso la fine del secolo, all’omologazione delle attività scientifiche; significativa ovunque l’opera di tutela dei monumenti; debolissima la presenza femminile (pp. 81-89). Analiticamente solido e ricco di informazioni, lo studio appare più soddisfacente nell’esame della composizione delle società storiche e delle forme di vita societaria (riunioni, gite e cene sociali), dell’incidenza organizzativa delle società sulla pratica del mestiere di storico (i congressi storici come momento di confronto nazionale, il rapporto non sempre semplice con il mondo accademico). La dimensione storiografica è confinata di fatto in un solo capitolo (pp. 246-305), dal quale emerge comunque con una certa chiarezza il profilo delle preferenze, delle gerarchie di rilevanza cronologiche ? fra Medio Evo e prima età moderna ? e tematiche affrontate. Più complesso il tema delle ?identità?, legato anche al variabile ruolo degli ambienti di Corte ? specie in Germania, o del riferimento all’esperienza cittadina; interessanti le considerazioni sulla autorappresentazione dei dotti nel dotto XIX secolo.

Mauro Moretti