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Gabriele Hammermann – Zwangsarbeit für den ?Verbundeten?. Die Arbeits- und Lebensbedingungen der italienischen Militärinternierten in Deutschland 1943-1945 – 2002

Gabriele Hammermann
Tübingen, Max Niemeyer, pp. 719, euro 104,00

Anno di pubblicazione: 2002

Frutto di un lavoro di ricerca ultradecennale, che trovò un primo sbocco in una tesi dottorale discussa nel 1995 presso l’Università di Trier, quest’opera (la cui autrice è attualmente vicedirettrice del Museo del KL di Dachau) completa idealmente il grande studio dell’internamento militare italiano in Germania pubblicato oltre dieci anni fa da Gerhard Schreiber, che aveva volutamente tralasciato l’aspetto dell’utilizzo di soldati ed ufficiali italiani in mano nazionalsocialista come manodopera schiava. Qualora, come si auspica, anche questo volume trovasse un editore italiano, sarebbe disponibile una ricostruzione esaustiva di un evento storico che coinvolse in prima persona alcuni milioni di italiani (tra internati e loro familiari) nella fase terminale della seconda guerra mondiale. Comprensibile soltanto all’interno dello sforzo che da decenni spinge la migliore storiografia tedesca ad indagare impietosamente sul passato nazionalsocialista, la ricerca rappresenta altresì un ulteriore frutto del lavoro di stimolo e coordinamento svolto, in connessione con le attività dell’Istituto storico germanico di Roma, da Jens Petersen e da Wolfgang Schieder. Il testo contiene ben di più di quanto non faccia presagire un titolo forse troppo modesto: oltre ad una puntuale ed accurata ricostruzione delle condizioni materiali in cui hanno vissuto gli IMI, condotta dall’autrice in una costante tensione tra storia ?dal basso? (in cui vengono utilizzate a fondo memorialistica e testimonianze orali) e storia delle istituzioni (attraverso l’analisi dei processi decisionali e dei conflitti tra le diverse istanze nazionalsocialiste preposte alla gestione della manodopera e dell’economia di guerra), troviamo infatti delineati l’evoluzione dei rapporti tra Terzo Reich e satellite salodiano, determinante esterna di gran peso nel condizionare la sorte dei militari italiani prigionieri dei tedeschi; il complesso parallelogramma di forze tra razionalità economica, determinazione politica ed ideologia razzistica che stava alla base dell’evoluzione delle loro concrete condizioni di vita; la struttura policratica del sistema di potere nazista così come si manifestava su questo specifico terreno; nonché le cruciali questioni del rimpatrio e della reintegrazione (o per meglio dire dei tentativi di reintegrazione) in patria dopo la conclusione del conflitto. Le pagine conclusive sono dedicate alle vicende del risarcimento da parte della Germania; come è noto, infatti, gli IMI sono stati per ora esclusi, in base ad una perizia giuridica ? commissionata dal parlamento federale ? che li ha assimilati ai prigionieri di guerra, dalle erogazioni riparatorie della fondazione ?Memoria, responsabilità e futuro?, in cui sono confluiti fondi messi a disposizione dalle imprese e dallo Stato. Hammermann non rifugge dal prendere posizione, sottolineando come un ?risarcimento vero e proprio? sia impossibile, ma una qualche ragionevole riparazione per le sofferenze patite nei campi di prigionia, nelle fabbriche, nei campi del Reich quanto mai opportuna.

Brunello Mantelli