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Gabriele Nissim – Una bambina contro Stalin – 2007

Gabriele Nissim
Milano, Mondadori, 277 pp., Euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2007

Nell’ottobre del 1937, a 35 anni, Gino De Marchi, regista cinematografico di documentari, viene arrestato a Mosca accusato di attività controrivoluzionaria. Da quel 1937, Luciana, la figlia allora tredicenne che Gino aveva avuto dalla moglie russa Vera, ha combattuto una battaglia solitaria, prima per conoscere la verità sul destino del padre, poi per conservarne viva la memoria. Ed è la storia di Luciana, ancor più di quella di Gino, a essere al centro del libro di Nissim, saggista e giornalista che da anni si occupa in maniera seria e documentata, benché con taglio divulgativo e non accademico, del tema della «resistenza morale» contro i totalitarismi con particolare attenzione al mondo ebraico e alla Shoah. Qui egli si avvicina, non per la prima volta, al mondo sovietico, al clima di sospetto e persecuzione che ferì quel mondo dopo l’arrivo di Stalin al potere. Ma non è solo agli anni del Grande Terrore che l’autore guarda bensì anche ai decenni seguenti ricostruendo con lucidità e tenerezza la vicenda di Luciana, della sua solitudine dinanzi al silenzio complice dei dirigenti del PCI che vivevano a Mosca, dell’ostracismo che la colpì in quanto figlia di un nemico del popolo, abbandonata persino dalla madre che quasi subito, per paura, decise di divorziare da Gino.Fu nel 1956, diciannove anni dopo l’arresto, che, sulla base della prima legge di riabilitazione delle vittime dello stalinismo promulgata da Chru??ev, Luciana seppe che suo padre era morto, ufficialmente di peritonite in un lager. Dovette attendere altri quarant’anni per scoprire, nel 1996, che invece era stato fucilato al poligono di tiro di Butovo, vicino a Mosca. E i veri contorni di quella vicenda cominciarono a delinearsi solo nel 2001 quando poté accedere al fascicolo processuale di Gino. Però quei sessantatre anni non erano passati invano: da quando nel 1968 era venuta per la prima volta in Italia per riannodare i fili con la sua famiglia paterna, Luciana aveva cercato di fare chiarezza sull’arresto che Gino, attivo militante della FGCI, aveva subito in Italia nel 1921, appena diciottenne, e durante il quale, impaurito, aveva fatto i nomi di alcuni compagni a loro volta arrestati. Un gesto dalle gravi conseguenze: nella Russia bolscevica, dove il partito lo aveva fatto espatriare clandestinamente in quello stesso 1921, sospettato di essere una spia Gino era stato subito arrestato e aveva scontato un anno e mezzo di detenzione, conclusasi solo grazie all’intervento di Antonio Gramsci che lo conosceva personalmente e con i cui figli Luciana ha da allora sempre avuto un’intensa amicizia. Un’iniziativa lodevole, quella di Gramsci, che si colloca però in un contesto diverso da quello degli anni del Grande Terrore e sul cui valore politico il libro offre un’interpretazione forzata.La sua battaglia Luciana l’ha vinta, su tutti i fronti: nel 2004 a Fossano, dove il suo nome era pronunciato con imbarazzo, una strada è stata dedicata a Gino de Marchi. Il libro di Nissim consegna alla storia del terzo millennio la vicenda di questa donna straordinaria e della sua battaglia per la memoria.

Elena Dundovich