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Gabriella Bonacchi, Cecilia Dau Novelli (a cura di) – Culture politiche e dimensioni del femminile nell’Italia del ‘900 – 2010

Gabriella Bonacchi, Cecilia Dau Novelli (a cura di)
Soveria Mannelli, Rubbettino, 266 pp., Euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il volume, che riporta gli atti del convegno tenutosi a Roma nel giugno del 2008 organizzato dal Comitato nazionale «Italiane al voto. Donne e culture politiche», costituisce un apprezzabile contributo alla storia politica delle donne. Ai testi introduttivi delle curatrici seguono saggi che coprono un arco cronologico che va dagli anni dell’Italia liberale agli anni ’70 del ‘900. Il volume presenta ricerche di sicuro interesse, qui si può solo citarne alcune: la riflessione sui diritti interna all’emancipazionismo postunitario (Papa), le prospettive diverse che hanno guidato l’azione politica di donne e uomini pur negli stessi partiti (Boscato, Cinus, Lussana), il crescere nell’Udi della volontà di autonomia dal Pci (Rivello), il ruolo delle democristiane nel processo di integrazione europea (Di Maio). Meno convincente appare invece quanto dichiarato nella premessa a firma delle curatici, ove si afferma il taglio innovativo del lavoro poiché da un lato esso «si interroga sulla categoria di culture politiche» e da un altro «affida l’indagine» a studiose non provenienti dai gender studies (p. 10). Nella rinnovata querelle, soprattutto internazionale, intorno alla fruibilità e al senso del genere come utile categoria di analisi storica, le curatrici si collocano dunque tra coloro che rifiutano tale categoria al fine di ricondurre «a un comune terreno, storia delle donne e storia politica» (p. 10). Se la relazione fra storia politica delle donne e storia di genere è un campo di discussione aperto, meno evidente è che il volume rappresenti una sintesi originale tale da offrire «uno spaccato nuovo nei temi e nella metodologia, che ha inserito la storia delle donne nel pieno delle culture politiche dominanti del secolo XX» (p. 10). Tali affermazioni, se velano il lavoro di storiche come Gaiotti De Biase, tutto teso a inserire la storia politica delle donne nella storia politica generale, non trovano neppure piena corrispondenza nel contenuto dei saggi del volume, che si riconnettono ad approcci già sperimentati sia quando esplorano il rapporto tra la categoria di cultura politica e le dimensioni del femminile all’interno delle politiche dei partiti, sia nella visione di alcuni grandi leader e infine nelle culture politiche espresse e praticate dalle donne. Meriterebbe approfondimento invece un altro problema che la premessa indirettamente pone: la difficile collocazione degli studi sulle militanti dei partiti nel mainstream della storiografia femminista. A una presa di distanza dalla ricerca femminista rimanda pure la citata sottolineatura dell’estraneità delle aa. dei saggi rispetto agli studi di genere, ma anche qui alla critica, pur legittima, non fanno poi riscontro i contenuti effettivi dell’opera, tanto che non è difficile distinguere i saggi di chi si è confrontato con la storia di genere dagli altri. Questi ultimi sembrano in generale meno pregnanti dal punto di vista critico, mostrando in qualche caso di avere poca dimestichezza con il dibattito intorno a questioni centrali nella storia politica delle donne, come ad esempio quello sull’emancipazione.

Tiziana Noce