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Gadi Luzzatto Voghera, Ernesto Perillo (a cura di) – Pensare e insegnare Auschwitz. Memorie storie apprendimenti – 2004

Gadi Luzzatto Voghera, Ernesto Perillo (a cura di)
Milano, Franco Angeli, pp. 204, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2004

?Pensare Auschwitz significa scavare criticamente in noi e in ciò che noi siamo? (p. 8): convinti che la scuola sia il luogo essenziale di questo esercizio di pensiero, i docenti della Commissione per l’insegnamento della storia (Provveditorato di Venezia) hanno discusso e lavorato per anni. Tra gli esiti di quel gruppo di lavoro c’è stato anche il convegno del 2001 di cui il volume raccoglie molti contributi.
Una consapevolezza condivisa spinge gli autori e le autrici a porsi la questione preliminare del rapporto di questa storia con il nostro presente, giacché le violenze totalitarie del XX secolo pongono un problema di memoria e di responsabilità storica che coinvolge l’intera società nel pensare la democrazia nell’Europa di oggi (Enzo Traverso). La nostra memoria deve assumere dunque una funzione positiva di ?investimento morale e intellettuale per il futuro? (p. 65): la domanda drammatica ?come è stato possibile?? ci dispone ad un’attenzione allarmata sul mondo e su noi stessi e ci invita ad osservare ansiosamente gli indizi all’inizio di attuali processi di discriminazione o persecuzione. A prevenire le catastrofi ci aiuta soprattutto il ricordo dei ?giusti?, di quanti hanno saputo opporsi alla perversione del senso comune: ?la memoria della tragedia è anche memoria dell’anomalia del bene, dello spiraglio di futuro che quella anomalia ha tenuto aperto in quella notte? (Stefano Levi Della Torre, p. 67). La stessa preoccupazione educativa ed etica conduce altri a lavorare sulle virtù sopravvissute al lager, quelle virtù sulle quali poggia la rinascita della società europea del dopoguerra. Le testimonianze dell’estremo, indagate già da Todorov o da Gordon, dilatano le regole del vivere insieme e ne offrono una particolare modalità narrativa nella quale il lavoro didattico può rintracciare una preziosa ?grammatica di ordinarie virtù? (Alberto Cavaglion), la stessa ?grammatica? sottintesa alla testimonianza di Liliana Segre presente nel volume.
L’importanza della rappresentazione, dell’elaborazione interiore di quel ?nuovo senso delle cose? di cui parla Etty Hillesum, per una responsabile ricostruzione nei giovani è al centro del contributo di Francesca Brandeis, mentre Maria Bacchi si interroga sul rapporto tra verità storica, verità psicologica e verità narrativa, proprio a partire dall’esperienza infantile del trauma; la sofferenza dell’infanzia diventa una misura nuova su cui valutare la storia, e permette di affermare la forza dirompente della dimensione individuale.
Il libro dà conto inoltre di puntuali ricerche sul rapporto tra i giovani e la memoria nel Veneto, sul loro immaginario, sui manuali di storia in uso: trauma della storia e della memoria, la Shoah rappresenta per insegnanti e studenti un momento di significativa tensione etica ed emotiva. Alla domanda sul perché continuare ad insegnare ?le storie estreme? che vorremmo poter allontanare, questi docenti e questi studenti rispondono con semplicità e verità: le storie estreme ?sono quelle che sconvolgono l’ordine del mondo che pensiamo di conoscere, in cui pensiamo di vivere. E sono estreme, proprio per questo: perché ci parlano di noi? (Marco Fossati, p. 93).

Francesca Koch