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Altre Italie. Identità nazionale e Regioni a statuto speciale – 2003

Gaspare Nevola (a cura di)
Roma, Carocci, pp. XLIV-153, euro 17,20

Anno di pubblicazione: 2003

Il presupposto di Nevola è che storicamente la ?patria per gli italiani? è una specie di ?assemblaggio? di identità territoriali, in cui oggi la democrazia e la costruzione di un ?forte e sano? sentimento di appartenenza nazionale si giocano sulla capacità delle élites di praticare una politica di reciproco riconoscimento tra centro e periferie: ergo l’importanza delle esperienze delle Regioni a statuto speciale, in quanto questi ?frammenti? dell’identità nazionale italiana possono proporre una lettura meno astratta dell’attuale dibattito sul federalismo. Alla lunga e densa Introduzione del curatore seguono saggi di Marco Cuaz sulla Valle d’Aosta, Bruno Luverà sull’Alto Adige, Giampaolo Valdevit su Trieste, Piero Violante sulla Sicilia, Aldo Accardo sulla Sardegna, e Giuseppe Gangemi su federalismo e secessionismo nel dibattito politico-culturale.
Il curatore è docente di scienza politica a Trento; mostra una notevole sensibilità verso l’importanza delle esperienze del passato per la comprensione del presente ma, legittimamente, rivolge una particolare attenzione verso gli anni ’90. Ciò spiega anche il contributo di Gangemi, che ricostruisce la traiettoria del pensiero del maître à penser della Lega, Gianfranco Miglio. Nell’insieme il libro, pur essendo a più mani, risulta omogeneo, suppongo perché Nevola è riuscito a suggerire la stessa traccia ? le radici di lunga durata del particolarismo, il contenuto dello statuto speciale di ciascuna Regione e come ci si è arrivati, le loro esperienze politiche cinquantennali. Esso offre una vera mappa d’insieme, anche se non completa: Valdevit si occupa quasi esclusivamente di Trieste, con pochi accenni alla Venezia Giulia; Luverà della minoranza tedesca dell’Alto Adige e dei recenti e molto discussi progetti di un Euroregio tirolese. La lacuna più evidente riguarda il Trentino, dove sarebbe stato utile esplorare la costruzione di un forte sentimento di identità regionale da parte dei politici trentini, che hanno beneficiato, dal punto di vista istituzionale, finanziario e culturale, del dominio ininterrotto del Südtiroler Volkspartei nell’Alto Adige.
Quelle che emergono sono le differenze tra le cinque regioni, accomunate essenzialmente dalle risorse finanziarie garantite dallo Stato italiano e dal progressivo uso del potere politico da parte di ciascun ceto politico nel forgiare una forte identità particolare, attraverso sia l’insistente lettura retorica delle proprie sofferenze passate e del conseguente diritto a compensi, sia il consolidamento di reti clientelistiche. La paura delle minoranze di perdere la propria identità etnolinguistica è elemento caratterizzante nei casi della Valle d’Aosta e dell’Alto Adige, come pure nella Venezia Giulia e a Trieste (contro gli slavi). Pressioni internazionali complicarono i rapporti tra lo Stato italiano e le due regioni del Nord-Est, ma anche in Sicilia con la scoperta degli idrocarburi. Nelle isole la doppia centralizzazione dello Stato e dei partiti compromisero le iniziali speranze e potenzialità dell’autonomia. Tuttavia, l’autonomia e la democrazia in queste regioni hanno portato a un indubbio rafforzamento di una identità nazionale condivisa.

Stuart Woolf