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Geoffrey A. Haywood – Failure of a dream. Sidney Sonnino and the rise and fall of liberal Italy 1847-1922 – 1999

Geoffrey A. Haywood
Leo S. Olschki, Firenze

Anno di pubblicazione: 1999

Nella collana degli Studi della Fondazione Luigi Einaudi di Torino esce questa ragguardevole opera, probabilmente da mettersi in relazione con l’ampliamento di una dissertazione dottorale alla Columbia University nel 1990. Di fronte ad un’opera così ampia e al fatto che una vera e propria biografia di Sonnino (figura importante come poche altre, anche se mai centrale, nella storia dell’Italia liberale) non era disponibile, sembrerebbe difficile non essere grati all’autore. Il quale ordina in sedici non svelti capitoli, preceduti da una Prefazione ed un’Introduzione, nonché da un epilogo, un breve saggio bibliografico ed una bibliografia (di più di trenta pagine), la vita del conservatore toscano. Chiunque avrà la pazienza di scorrere il volume può così ripercorrere una lunga e articolata vita politica, dagli avvii attenti alla riforma sociale, all’interesse per la dimensione coloniale ed imperiale, dall’impegno per la riforma del sistema bancario al ruolo di ideologo nella crisi reazionaria di fine secolo, dall’ascesa al governo sino all’apparente declino politico, che solo l’entrata cadorniana e salandrina in guerra interruppero. L’opera, che è da mettersi nella scia delle note raccolte documentarie di Benjamin F. Brown, si basa su gran parte della storiografia disponibile e su un ampio uso della stampa del tempo: assai meno sulle carte archivistiche, a partire da quelle dei contraddittori di Sonnino, che com’è noto furono molti, anche nello stesso campo liberale moderato. Se un’idea centrale può essere ricavata dal volume, a suo modo riflessa nello stesso titolo, è quella invero non originale di un Sonnino anglofilo, conservatore “all’inglese” in un contesto politico e sociale invece, diremmo, “all’italiana”: un Sonnino, insomma, inadatto ai suoi tempi, o meglio, secondo l’a., vissuto in tempi a lui inadeguati. Un’immagine, questa, codificata nel saggio storiografico finale e nello stesso aneddoto (ce ne sono vari di questo tipo nel volume, scritto con un’attenzione ai particolari e ai fatti, tipica di un’antica tradizione anglosassone, prima ancora che al confronto con le grandi interpretazioni) con cui si chiude il volume, di un Sonnino troppo alto per il quale avevano sbagliato persino le misure del loculo funerario. Peraltro, lo stesso a. è assai cauto nel prendere posizione. Persino nella rassegna storiografica posta alla fine del volume si chiede: Sonnino “Radical? Reactionary? Far-sighted reformer? Political chamaleon? Foreign, odd man out?” (corsivo suo), senza al fondo dare una risposta. Detto questo sul piano delle interpretazioni, e tralasciando qualche altro rilievo minore su questa o su quell’altra pagina, va constatato e dato merito all’a. che c’è voluto un non italiano per scrivere una (anche se forse non l’ultima) biografia di un italiano così importante.

Nicola Labanca