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Giampiero Dalla Zuanna (a cura di) – Numeri e potere. Statistica e demografia nella cultura italiana fra le due guerre – 2004

Giampiero Dalla Zuanna (a cura di)
Napoli, L’Ancora del Mediterraneo, pp. 157, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2004

Dietro la spinta degli storici, sta emergendo anche tra i demografi italiani un’autoriflessione critica sulla natura e storia della propria disciplina e in particolare sul rapporto, spesso rimosso, col regime fascista. Questo volume raccoglie gli interventi a un seminario organizzato dal Dipartimento di Scienze statistiche dell’Università di Padova nel 2002 su questo tema. La maggior parte degli interventi è opera di demografi e statistici ma non mancano i contributi di storici.
Dopo l’introduzione del curatore, apre il volume un saggio dello storico Roberto Maiocchi su tre delle più importanti figure di statistici-demografi operanti nel Ventennio (Corrado Gini, Marcello Boldrini e Livio Livi), fornendo un quadro ricco di spunti in parte già presenti in Scienza italiana e razzismo fascista. Maiocchi sottolinea la convergenza organica tra le concezioni di Gini e il fascismo e il contributo dato da demografi e statistici, compattamente natalisti, alle politiche del fascismo (e viceversa), e alla cristallizzazione di idee di razza e atteggiamenti antisemiti. Il demografo Paolo De Sandre e lo statistico economico Ugo Trivellato si concentrano sulle stesse figure, ma tentano anche di proporre modi per distinguere tra ?scienza? e ?ideologia? nella demografia. De Sandre individua l’ideologia nella ?trappola delle teorie? (p. 62) e tende a salvare la pratica ?empirico osservazionale?. Trivellato propone una distinzione tra studi ?rigorosi?, rispettosi di standard scientifici, che pur esistevano durante il fascismo, e studi che introducevano argomentazioni ?lasche?, assai diffuse nei lavori prodotti nel Ventennio, e non solo tra quelli apertamente propagandistici. Eugenio Sonnino infine critica le asserzioni di Anna Treves (in Le nascite e la politica nell’Italia del Novecento) relative a certi elementi di continuità con il fascismo che si riscontrano nel natalismo nell’Italia repubblicana e nel recente dibattito sull’immigrazione.
Non sorprende che demografi e statistici si preoccupino di distinguere tra ?nucleo scientifico? della loro disciplina e ?contaminazioni? ideologiche e politiche. Ma è davvero possibile una distinzione così netta quando si parla di demografia? Gli storici (vedi in particolare i commenti di Carl Ipsen e Giovanni Favero) giustamente ne dubitano e notano come a volte proprio pratiche puramente ?descrittive? e empiriche ? e l’illusione di fare solo scienza ? finiscono per dare appoggio a politiche che limitano la libertà e i diritti individuali. A supporto degli storici va aggiunto che recenti storie della demografia in Francia (vedi gli studi di Hervé Le Bras e di Joshua Cole, non inclusi nella bibliografia) hanno mostrato gli assunti e le implicazioni politico-ideologiche del concetto fondante della demografia (la ?popolazione? implicitamente biologizza gli aggregati umani e privilegia il gruppo a scapito dell’individuo), nonché di certi strumenti di misura inventati dai demografi, primo fra tutti il tasso di fecondità, che fa ricadere la responsibilità procreativa interamente sulle donne. E a proposito di donne: se ne nota la quasi totale assenza.

Silvana Patriarca