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Giancarlo Monina – Il consenso coloniale. Le Società geografiche e l’Istituto coloniale italiano (1896-1914) – 2002

Giancarlo Monina
Roma, Carocci, pp. 285, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2002

È lucido, documentato e ben scritto il lavoro che Giancarlo Monina, ricercatore della Fondazione Lelio e Lisli Basso, ha dedicato alla storia delle associazioni espansioniste italiane tra la sconfitta di Adua e lo scoppio della prima guerra mondiale. Grazie all’apporto di una notevole documentazione inedita, costituita soprattutto dagli archivi della Società geografica italiana e della Società africana d’Italia, Monina è riuscito ad esplorare un versante ancora poco conosciuto del “vario” nazionalismo otto-novecentesco: la prosecuzione di una serie di attività scientifiche, commerciali ed educative ispirate a un primato della politica estera sulla politica interna dopo la caduta di Crispi e prima del 1905-1906, quando con il Congresso coloniale di Asmara e la nascita dell’Istituto coloniale italiano le tematiche dell’imperialismo ritrovarono buona accoglienza nella classe dirigente. Attraverso l’analisi della vita istituzionale di questi sodalizi emerge il ruolo che in essi svolsero personaggi di spicco come Giacomo De Martino, Antonino di San Giuliano, Guido Fusinato, Giuseppe Vigoni, Giovanni Bettolo, il ?tacito accordo? intrattenuto con il governo per promuovere l’espansionismo italiano e la rete degli interessi economici e politici che ne finanziò le attività esplorative, nonostante l’inevitabile allineamento alla politica di raccoglimento inaugurata da Rudinì. Interessante è anche il rapporto con il mondo della scuola, imperniato sull’esigenza di rafforzare l’insegnamento della geografia, importante canale di diffusione della coscienza coloniale.
Lo studio non trascura gli elementi di debolezza di questo fronte, quali la dispersione localistica e l’elevata rivalità tra le associazioni, per ragioni di prestigio ma anche per il bisogno di assicurarsi i finanziamenti pubblici, a cui seguì una generale perdita di peso dopo la nascita dell’Istituto coloniale, che determinò lo spostamento del baricentro del movimento espansionista nella capitale e all’interno del ceto politico nazionale. Infine, la natura decisamente elitaria e politico-parlamentare di queste iniziative, frutto anche di scelte deliberate da parte dei vertici, ne impedì il radicamento tra i ceti medio bassi e fu tra le ragioni della loro crisi di fronte all’emergere del ?vero? nazionalismo all’epoca della guerra di Libia. Però sarebbe stato interessante approfondire anche altri percorsi, fra i tanti aperti dalla ricerca di Monina, come la torsione che subirono i miti della tradizione risorgimentale nel nuovo clima imperialista, le ricadute a livello popolare dell’attività svolta dalle società geografiche, divulgata attraverso le grandi esposizioni, il rapporto con gli ambienti delle Società missionarie cattoliche, le quali avevano collaborato in precedenza con la Società geografica italiana e contribuirono ad arginare la crisi scatenata dalla sconfitta di Adua, preparando il terreno per l’incontro con il nazionalismo laico.

Silvano Montaldo