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Gianfranco Donelli e Valeria Di Carlo – I laboratori della sanità pubblica. L’amministrazione sanitaria italiana tra il 1887 e il 1912 – 2002

Gianfranco Donelli e Valeria Di Carlo
Roma-Bari, Laterza, pp. XII-294, euro 35,00

Anno di pubblicazione: 2002

La tutela dell’igiene pubblica in Italia divenne fattivo compito degli organi dell’amministrazione centrale a partire dal 1887, quando Crispi creò la Direzione generale della sanità presso il Ministero dell’interno e ne chiamo alla guida Luigi Pagliani, incaricato di definire un organico progetto di legge per la tutela della sanità pubblica (poi legge 5849/1888). Nel 1887-88, il quadro concepito dal Pagliani venne completato dall’istituzione dei Laboratori di sanità pubblica, incaricati delle indagini batteriologiche e chimiche richieste dalla Direzione generale della sanità sulla qualità delle acque potabili, sugli alimenti e sui medicinali; dalla Scuola di perfezionamento nell’igiene pubblica (in un contestato rapporto di condominio/concorrenza con l’Università di Roma, i cui termini forse andavano approfonditi), destinata alla specializzazione nel campo dell’igiene sperimentale dei sanitari e soprattutto alla formazione degli ufficiali sanitari comunali, gangli vitali del sistema di vigilanza igienica codificato con la legge 5849; e infine dalla creazione dell’Istituto vaccinogeno dello Stato per il controllo e la commercializzazione del materiale vaccinico e dei prodotti medicinali venduti nel Paese. Il libro traccia con ricchezza di dati proprio la storia ?interna? di questi organismi, secondo una scansione dettata dalla loro evoluzione amministrativa e normativa: principali snodi sono il 1896, con la soppressione della Direzione generale, la chiusura dell’Istituto vaccinogeno per far posto ai privati e la fine per esaurimento di studenti della Scuola di perfezionamento; il 1900 con la ridefinizione delle funzioni dei Laboratori della sanità pubblica, che vennero sollevati da anacronistici compiti di promozione della ricerca scientifica; il 1902 con l’istituzione di una nuova Direzione generale e infine il 1912, con il ritiro del direttore generale Rocco Santoliquido e la sostanziale stabilizzazione del ruolo dei laboratori del Ministero dell’interno che sarebbe durato fino alla costituzione dell’Istituto superiore di sanità. Fonti principali sono i verbali del Consiglio superiore di sanità, integrati con le carte della Direzione generale di sanità presso l’Archivio centrale dello Stato.
Gli autori, un microbiologo e una chimica, sono collaboratori dell’Istituto superiore di sanità e le loro competenze li rendono particolarmente attenti a tracciare documentati bilanci dell’operato tecnico scientifico dei laboratori. Opportunamente tale attività di controllo viene messa in relazione con la situazione igienico-sanitaria coeva; sono queste però le parti più deboli del volume, nelle quali non si arriva mai a presentare criticamente o perlomeno a integrare le fonti ufficiali privilegiate con altre risorse documentarie, né soprattutto con i numerosi studi prodotti dalla storiografia negli ultimi vent’anni. Il ricorso alla bibliografia critica risulta del resto completamente assente nel volume.
Di dubbia utilità, infine, le sintetiche biografie finali che compendiano in poche righe l’operato di personaggi come Crispi o Giolitti, ma trascurano molti funzionari ?minori? dell’amministrazione sanitaria pur evocati nel testo.

Marco Soresina