Cerca

Gianluca Cinelli – NutoRevelli. La scrittura e l’impegno civile, dalla testimonianza della Seconda Guerra Mondiale alla critica dell’Italia repubblicana – 2011

Gianluca Cinelli
Torino, Aragno, LII-351 pp., Euro 40,00

Anno di pubblicazione: 2011

Il volume, corredato da una preziosa appendice bibliografica che elenca gli scritti di e su Revelli, ricostruisce con scrupolo filologico l’intera produzione dello scrittore cuneese, accostandovisi con categorie interpretative in prevalenza filosofiche e letterarie. Presentati in ordine cronologico, i volumi di Revelli – Mai tardi (1946), La guerra dei poveri (1962), La strada del davai(1966), L’ultimo fronte (1971), Il mondo dei vinti. Testimonianze di vita contadina (1977), L’anello forte (1985), Il disperso di Marburg(1994), Il prete giusto (1998), Le due guerre (2003) – sono esaminati dal punto di vista del loro valore storiografico e sottoposti a un’accurata analisi stilistica e linguistica. L’intreccio dei differenti piani di analisi permette a Cinelli, da un lato, di mostrare la progressiva elaborazione da parte di Revelli di un originale metodo di ricerca (incentrato sul confronto con le fonti orali) e la sua ricezione nella comunità degli storici; dall’altro, di evidenziare la graduale maturazione di un registro espressivo che dal diario, passando attraverso il dialogo con i testimoni e i documenti, giunge alla definizione di ciò che l’a. chiama «saggio poetico», una scrittura che pone l’opera di Revelli in rapporto con la storiografia e con la letteratura. Emerge da questa ricostruzione il percorso intellettuale di Revelli, al cui interno ha un posto centrale l’esperienza della tragica ritirata di Russia e della Resistenza, con il suo slancio etico teso alla costruzione di un’Italia democratica. È questa la matrice dello sguardo che Revelli posa sulla realtà, scegliendo la prospettiva di una storia «dal basso», cui si lega la riflessione metodologica sulla raccolta delle testimonianze orali e sulla loro traduzione sulla pagina scritta. La narrazione autobiografica affidata ai diari diventa la tessera di un mosaico, cui concorrono le voci dei reduci di Russia e le lettere di caduti e dispersi nel conflitto, voci di «vinti» schiacciati dalla grande storia. È ancora la guerra il ponte che conduce alla ricerca sul mondo contadino, al quale quei «vinti» sono appartenuti e che – nell’impatto con un’Italia trasformata dal boom – è nuovamente sconfitto, lasciato a un declino irreversibile, che induce Revelli a denunciare le insufficienze di una democrazia pronta ad abbandonare le aree più deboli. La guerra torna prepotentemente nelle ultime opere: nel racconto di vita raccolto da don Raimondo Viale e nella ricerca sul disperso di Marburg, le cui tracce indicano a Revelli la sofferta possibilità di un’inedita immagine del «nemico». Quest’opera e l’ultima, che raccoglie le lezioni universitarie del 1985-86, indicano – nota Cinelli – il più compiuto approdo della ricerca da parte di Revelli di un senso della storia, che trova nell’esperienza del singolo, pur sempre ricondotta in un quadro generale dotato di significato, la necessaria pietra di paragone: «Revelli distingue due piani della rappresentazione: quello della vita e quello della sintesi, i quali devono essere […] compenetrati l’uno con e contro l’altro, ma che non è possibile né lecito assimilare» (p. 312).

Chiara Colombini