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Gianluca Pastori e Riccardo Redaelli – L’Italia e l’Islam non arabo – 1999

Gianluca Pastori e Riccardo Redaelli
Franco Angeli, Milano

Anno di pubblicazione: 1999

Questo volume della collana del Centro Militare di Studi Strategici affronta il tema dei rapporti tra l’Italia e i Paesi dell’area islamica che non appartengono al mondo arabo, prendendo in esame in particolare i casi dell’Iran e della Turchia, due stati chiave nel complesso panorama dell’Islam asiatico. La prima parte dello studio si sofferma sul problema della interpretazione del radicalismo islamico per poi passare all’analisi del quadro generale: la fine del bipolarismo ha fatto emergere divergenze negli orientamenti dei Paesi occidentali e al contempo richiede una riformulazione della loro politica estera. La genericità della sbandierata “vocazione mediterranea” dell’Italia si trova a misurarsi con scelte che non possono restare nella mera logica della risposta alle varie emergenze. L’analisi è ripartita su tre livelli: politico-militare, socio-economico e simbolico-culturale. Il caso dell’Iran viene illustrato con particolare attenzione alla attuale fase di transizione: sono esaminate le dinamiche in atto sul fronte interno, ma non si perdono di vista i differenti orientamenti degli Stati occidentali nei confronti della Repubblica Islamica (il dual containment statunitense e il “dialogo critico” europeo) e le linee di tendenza della politica estera iraniana. Senza negare la rilevanza di alcuni punti contestati al regime iraniano particolarmente dagli Usa, se ne dimostra l’uso strumentale a sostegno di una politica che non tien conto sufficientemente delle specificità del caso in questione e dei segnali che dimostrano come la situazione odierna sia ormai distante da quella dei furori postrivoluzionari. Lo spazio per un’azione italiana ed europea a favore del nuovo corso iraniano appare dunque evidente, benché essa richieda un’inventiva e una determinazione fino a ieri inedite da parte di diplomazie ingessate nella gabbia del bipolarismo.
Mutatis mutandis il discorso vale anche per la Turchia, incerta tra le opposte vocazioni corrispondenti ai due continenti ai quali anche geograficamente il suo territorio appartiene. Se dal punto di vista delle alleanze la sua scelta per l’Occidente è netta, il peso che in tale opzione riveste l’aspetto militare ne rivela il carattere parziale, dimostrato dalle difficoltà nei rapporti coi singoli stati europei e con l’Europa nel suo complesso. Se ultimamente anche la Turchia ha visto la temporanea affermazione di movimenti politici di ispirazione islamica, viene messa in risalto la costante predominanza della dimensione nazionale e dei problemi identitari ad essa collegati. Ne risulta l’immagine di un Paese di non facile lettura, col quale sviluppare rapporti equilibrati non è più semplice che con l’Iran, a dispetto della maggior contrapposizione ideologica che si tende ad attribuire alle relazioni con quest’ultimo. Un merito del volume è proprio quello di offrire una base su cui impostare una riflessione realistica sui processi che stanno travagliando il mondo musulmano nel suo complesso e le relazioni con due Paesi che ne rappresentano altrettante emblematiche esemplificazioni.

Paolo Branca