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Gianluca Scroccu – Il Partito al bivio. Il Psi dall’opposizione al governo (1953-1963) – 2011

Gianluca Scroccu
Roma, Carocci, 358 pp., Euro 35,00

Anno di pubblicazione: 2011

Il nuovo libro di Scroccu, che segue la biografia su Sandro Pertini, ha il merito di affrontare una fase cruciale nella storia del Partito socialista italiano sottraendola dall’oblio in cui era caduta, nonché dalle astrazioni teoriche di cui era sovente oggetto. L’analisi infatti inizia nel 1953 e si spinge fino all’avvio del centrosinistra cosiddetto «organico», col governo Moro-Nenni del 1963. Periodo che vide il partito «al bivio» – come dice felicemente il titolo – perché tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei anni ’60 il Psi fu posto davanti a una scelta cruciale: la permanenza all’opposizione o l’avvicinamento all’area di governo. Una scelta carica di implicazioni strategiche e ideologiche, ancora oggi oggetto di importanti interrogativi in sede di dibattito storiografico: perché il socialismo italiano non ha avuto la sua BadGodesberg – al pari della socialdemocrazia tedesca – ovvero la svolta ideologico-strategica che portava ad accettare l’orizzonte delle riforme correttive del mercato? Perché il Psi è rimasto il secondo partito della sinistra, senza riuscire a ribaltare i rapporti di forza col Pci? Perché infine il centrosinistra – il termine ad quemdel volume – ha provocato tante critiche, soprattutto a sinistra? L’interesse del volume di Scroccu sta proprio nel fatto che permette di affrontare tali questioni. L’analisi viene opportunamente sviluppata su più livelli: il dibattito politico-ideologico (che in quegli anni raggiunse punte di particolare intensità), l’impianto organizzativo, il rapporto tra il Partito e la società. Su quest’ultimo aspetto si trovano alcune delle pagine più interessanti. La svolta verso il centro-sinistra derivava infatti anche dalla «grande trasformazione» che l’Italia stava conoscendo grazie al miracolo economico. Per ampliare la sua base di consenso il Psi doveva quindi affrontare «il cambiamento radicale di stili di vita e di comportamenti individuali che stava trasformando in profondità la società italiana di quegli anni» (p. 184). Una sfida che investiva il mondo politico e induceva a ripensare le forme della militanza. Qui sta un’interessante spiegazione di quelli che per molto tempo sono stati considerati i «ritardi» della cultura politica socialista: la base militante popolare e proletaria era stata per anni mobilitata intorno a messaggi di natura rivoluzionaria, perciò pensare che si potesse riconvertire in pochissimo tempo alla socialdemocrazia non risultava realistico. Fu un cammino lungo e lento, che si sviluppò nel complesso rapporto tra il dibattito politico-ideologico di vertice e le istanze della base. Il lavoro di ricerca di Scroccu si orienta perciò in questa direzione, con un attento spoglio delle varie – e disperse – fonti archivistiche sul Partito socialista: l’Archivio centrale dello Stato, gli archivi di Nenni e di Basso, della Fondazione Turati, del Senato della Repubblica, dell’Istituto Gramsci e dell’Istituto per la storia della Resistenza in Toscana. Si tratta di un’opera attenta e meritoria, che si spera possa dare impulso ad analoghi lavori anche in futuro.

Paolo Mattera