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Gianni Paoletti – Vite ritrovate. Emigrazione e letteratura italiana di Otto e Novecento – 2011

Gianni Paoletti
Foligno, Editoriale Umbra, 300 pp., Euro 11,00

Anno di pubblicazione: 2011

Il volume propone un percorso storico-letterario che ricostruisce l’interesse che gli scrittori italiani hanno mostrato nei confronti del fenomeno migratorio. Il primo capitolo è dedicato a De Amicis, Pascoli, Ungaretti e Campana, autori che con accenti e obiettivi diversi hanno affrontato le vicende legate all’emigrazione nel periodo a cavallo tra ‘800 e ‘900. Il secondo capitolo è incentrato sulla Sicilia. Giovanni Verga, Maria Messina, Luigi Capuana, Pirandello, Borgese, Sciascia, Consolo: autori che hanno vissuto in periodi differenti, accomunati però da un profondo interesse per l’emigrazione. L’unica opera letteraria di questi scrittori interamente dedicata al tema è Gli americani di Ràbbanodi Luigi Capuana, paragonata da Paoletti a Sull’oceano di De Amicis e giudicata però meno felice sul piano formale, sebbene molto matura per quanto riguarda il giudizio sul fenomeno migratorio. Il terzo capitolo riguarda gli autori che, con una scelta un po’ troppo generalizzante, vengono definiti «del nord». Si parte da Soldati e Pavese, si passa da Gadda e da Quarantotti Gambini, per giungere agli autori friulani (Pasolini, Sgorlon e Magris) e veneti (Rigoni Stern, Piovene e Parise). Completano il capitolo Calvino, Mastronardi e De Carlo. Il quarto capitolo si sofferma sugli autori che hanno descritto l’emigrazione dal punto di vista meridionale. Carlo Levi innanzitutto, seguito da coloro che hanno descritto la Calabria (Perri, Alvaro, Strati e Abate) e Abruzzo e Molise (Silone, Jovine, Rimanelli). Nel paragrafo dedicato a Carlo Levi il Cristo è giustamente definito, per varie ragioni, un unicum della letteratura italiana. Paoletti però non accenna a un altro unicum della biografia di Levi: la sua attività politica all’interno del mondo dell’emigrazione, che lo porterà a fondare nel 1967 la Filef (Federazione italiana lavoratori emigranti e famiglie) e la rivista «Emigrazione». Il quinto capitolo è dedicato agli ultimi vent’anni di produzione letteraria, caratterizzati da una progressiva e diffusa riscoperta dell’emigrazione.Il libro è uno strumento di grande utilità per tutti coloro che vogliono capire l’impatto dell’emigrazione sulla società italiana. L’a. ha fatto una scelta precisa, in linea con le sollecitazioni più avvertite della storiografia recente: studiare il fenomeno migratorio nei suoi legami con i nodi problematici dell’Italia contemporanea. Ciò significa non trattare l’emigrazione come fenomeno avulso dal proprio contesto storico. Nel caso della letteratura significa allargare lo sguardo oltre quegli autori che si sono occupati esplicitamente di emigrazione con opere interamente dedicate al tema, ma anche oltre quegli autori che hanno scritto di emigrazione dal punto di vista della loro esperienza all’estero, sui quali esistono già antologie e opere critiche. Paoletti – che si confronti con i classici della letteratura italiana o con autori meno conosciuti – coglie efficacemente di volta in volta il senso delle narrazioni riportate e riesce a collocarlo in una cornice comune che naturalmente ci dice molto più dell’Italia e della sua cultura che dell’emigrazione.

Michele Colucci