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Gianni Rossi Barilli – Il movimento gay in Italia – 1999

Gianni Rossi Barilli
Feltrinelli, Milano

Anno di pubblicazione: 1999

Questo libro è un caso di buona ricostruzione storica realizzata da chi storico non è. Giornalista e protagonista in prima persona di molte delle vicende narrate, l’a. non ha prodotto, né intendeva farlo, un’opera di ampio respiro storiografico, stante anche il carattere pionieristico dell’iniziativa. La sua lucidità e la chiarezza espressiva compongono un risultato sobrio, ma non superficiale, appassionato ma non piattamente parziale.
Muovendo da una rapida rassegna della “questione omosessuale” dagli inizi del Novecento agli anni ’60 – con significativi riferimenti al contesto internazionle – l’a. dedica cinque dei sei capitoli al trentennio 1968-1998 in cui nasceva anche in Italia un vero e proprio movimento gay – qui considerato, per esplicita scelta dell’a., nella sua componente maschile. Tra gli anni ’50 e ’60 si assisteva ai primi segnali di un’emersione sociale del “vizio innominabile” che dopo il ’68 – dopo il clamoroso processo Braibanti, e dopo la rivolta americana di Stonewall – portò alla creazione del Fuori (1971), prima organizzazione politica omosessuale in Italia. L’a. illumina percorsi, protagonisti e aspetti della militanza gay: il generoso radicalismo, la frammentazione e la precarietà organizzativa degli anni ’70, la costante contrapposizione fra “integrazione” e contestazione intransigente; figure come quella di Mario Mieli, la più vivace intelligenza espressa dal movimento, o storiche riviste come la torinese “Lambda” (1976-1991), o la milanese “Babilonia” (nata nel 1982), fonti ampiamente usate, insieme alla scarsa memorialistica ed ai ricordi personali. Gli anni ’80 appaiono segnati da una progressiva tendenza al dialogo con le istituzioni, soprattutto locali, alla ricerca di spazi dove produrre cultura, ricreazione e servizi, sul modello delle “comunità gay” dei paesi più avanzati. Il bolognese Cassero ne fu il massimo esempio; tre anni dopo nasceva Arcigay, la più ampia e solida forma organizzativa mai raggiunta dal movimento. Negli ultimi anni hanno poi acquistato più forza le rivendicazioni sul piano dei diritti (legge sulle unioni civili) sulle quali il Vaticano non ha mai cessato di scagliare strali e foschi anatemi.
Nel complesso, emergono con nettezza, e con preoccupante costanza, le sofferenze quotidiane e la difficoltà di uscire “allo scoperto”, la virulenza degli attacchi perbenisti, le ambiguità d’un poco convinto sostegno della sinistra italiana. Se è vero che le vicende di un soggetto discriminato servono a meglio comprendere il soggetto discriminante, il lettore maschio eterosessuale di questo volume troverà molti elementi di riflessione anche su se stesso. L’a. lo sa e sottolinea che scrivere del movimento omosessuale è anche trattare della “percezione sociale dell’omosessualità”. Il libro può essere occasione per guarire da quella diffusa sindrome intellettuale che fa bellamente ignorare le storie considerate “settoriali” (da chi non si sente parte di nessun settore): storie di neri, donne, handicappati ecc. A patto, naturalmente, di compiere la piacevolissima fatica di leggerlo.

Sandro Bellassai