Cerca

Gilda Zazzara – La storia a sinistra. Ricerca e impegno politico dopo il fascismo – 2011

Gilda Zazzara
Roma-Bari, Laterza, 195 pp., Euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2011

Nel 1960, all’apice della grande trasformazione del nostro paese, la Facoltà di Scienze politiche di Firenze ottiene l’autorizzazione a bandire una cattedra di Storia, definita per la prima volta «contemporanea». Perché proprio allora? Perché solo allora? È tenendo presente questo termine ad quemfissato dall’a. che si comprende anche la struttura del libro. Zazzara si misura qui con la storia complessiva di questa gestazione: è certamente una sfida molto ambiziosa, ma si può dire che, tenendo conto del limitato numero di pagine, lo schema complessivo funzioni allo scopo. L’analisi seleziona – sullo sfondo di una storiografia italiana restia fin dall’800 ad affrontare la storia «nuovissima», persino del Risorgimento – Una generazione di storici (cap. I), caratterizzata dall’aver vissuto la rottura rappresentata dalla guerra e dalla Resistenza. Chi sono? Di chi sono allievi? Nel rispondere al quesito l’a. intreccia con efficacia varie biografie e indaga la trasmissione dell’eredità ricevuta dai maestri degli anni ’30 (Chabod, Volpe, Morandi, Cantimori). La nuova generazione è tutta segnata dall’impegno, ma proprio per questo, nell’intento di conquistare legittimità alla disciplina e attenta a non superare il confine tra militanza e sapere, condivide passione e filologia documentaria, scoperta di nuovi archivi, ricorso a nuove fonti. Negli anni ’50 la contemporaneistica rimane confinata Ai margini dell’Università (cap. II), ma è bene accolta dalle riviste di sinistra nate nel dopoguerra. Con scelta felice l’a. individua tre osservatori attraverso i quali seguire la crescita degli studi di storia contemporanea: la Biblioteca Feltrinelli, sede di iniziative di ricerca sulla storia del movimento operaio in una prospettiva internazionalista; la Fondazione Gramsci di Roma, sorta, sotto l’egida del Pci, attorno al nucleo centrale dei libri di Gramsci; l’Insmli, nato su impulso di Parri, con una struttura federale e con stretti legami con i comitati analoghi europei, per raccogliere sul territorio gli archivi della seconda guerra mondiale e della Resistenza. Negli anni successivi, gli storici di queste tre istituzioni, mentre dibattono problemi di metodologia e legittimità della storia contemporanea, sono chiamati a misurarsi con i limiti della loro autonomia: rispetto all’imprenditore privato (Feltrinelli), al partito (Pci), alla guerra fredda (molto felici i paragrafi sui Tre cinquantasei). Si torna così, con il cap. IV, al punto di avvio, al 1960-1961, quando l’entrata della storia contemporanea nelle scuole si incrocia con il successo delle lezioni sull’antifascismo (a Torino e Milano) e della manifestazione a Genova contro il congresso del Partito neofascista: i nuovi numerosi studi sulla Resistenza e, finalmente, anche sul fascismo, inducono l’a. a parlare di un Risorgimento «eclissato» proprio nell’anno del centenario. L’opera si chiude con alcuni rapidi cenni all’ingresso di questa generazione di storici nelle università: mentre la disciplina contemporaneistica conosce maggiori articolazioni, i giovani del ’68 appuntano la loro contestazione proprio sui neo-accademici di sinistra, in nome di una domanda di attenzione al mutato tempo presente.

Mariuccia Salvati