Cerca

Giorgio Del Zanna – I cristiani e il Medio Oriente (1798-1924) – 2011

Giorgio Del Zanna
Bologna, il Mulino, 368 pp., Euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2011

Il volume di Del Zanna, ricercatore presso l’Università Cattolica di Milano, presenta la storia dei cristiani orientali dalla spedizione napoleonica in Egitto di fine ‘700 fino all’abolizione del califfato da parte della Repubblica kemalista che conclude il disgregamento dell’Impero ottomano, coprendo dunque quel «lungo ‘800» che segna il difficile confronto tra il Medio Oriente e la modernità.Il volume non propone un’analisi sistematica delle diverse comunità cristiane orientali: in questo senso, all’approccio di storia del cristianesimo o della Chiesa, l’a. preferisce percorrere la via – già battuta da studiosi del calibro di Bernard Heyberger – di uno studio che connetta l’elemento religioso con quello politico, economico e culturale. I cristiani non vengono qui interpretati alla luce della categoria di «minoranza», ma come soggetti vettori di cambiamento, attraversati essi stessi dalle trasformazioni che investono la società. Pur non rappresentando compiutamente un saggio di storia globale, il volume – indossando la lente dei cristiani d’Oriente – non manca di sottolineare connessioni e rapporti profondi tra il Medio Oriente e le potenze occidentali.Divisa in quattro parti, la trattazione descrive in primo luogo la realtà dei cristiani d’Oriente tra dhimmitudinee modernità, affrontando così il passaggio da una condizione di tutela da parte della Sublime Porta a una diversa protezione, quella esercitata dagli Stati (ma anche ordini religiosi e missionari) europei che – nella ritrovata centralità ottocentesca dell’Oriente – individuano nei cristiani gli attori su cui agire per indebolire l’Impero ed estendere controllo e influenza. Nell’età delle riforme (Tanzimat), i cristiani vedono crescere la loro importanza economica e culturale, partecipando all’apice del cosmopolitismo mediorientale ma anche all’inizio della sua stessa crisi. Proprio questa rilevanza, legata soprattutto all’azione delle potenze occidentali, associa i cristiani agli Stati stranieri, forgiandone l’identità di minoranza estranea all’Impero. Nella parte centrale, l’a. dedica ampia attenzione alla progressiva rottura del modello di coesistenza delle diverse componenti religiose dell’Impero. Le conseguenze sui cristiani della crisi del sistema dei millet, così come la formazione delle identità nazionali e dei movimenti islamisti, sono riletti approfondendo alcuni casi-simbolo, tra cui i massacri degli armeni di fine ‘800 e il genocidio del 1915-1916 (anche se l’a. rifiuta una diretta continuità tra le due fasi). Infine, per Del Zanna – secondo una tesi che appare particolarmente debitrice verso i lavori di Andrea Riccardi – «dimensione imperiale e coabitazione rappresentavano due elementi inscindibili e intrinsecamente connessi tra loro» (p. 267). La crisi dei cristiani mostra allora come il fallimento del modello pluralista ottomano avrebbe determinato la fine dell’Impero.In conclusione, il volume, ricco di riferimenti bibliografici, appare come uno strumento chiaro e agile per ricostruire le evoluzioni delle comunità cristiane orientali e dell’intero Medio Oriente in una fase essenziale per comprendere i successivi e attuali sussulti e sviluppi.

Maria Chiara Rioli