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Giorgio Sacchetti – Ligniti per la Patria. Collaborazione, conflittualità, compromesso. Le relazioni sindacali nelle miniere del Valdarno superiore 1915-1958) – 2002

Giorgio Sacchetti
Roma, Ediesse, pp. 356, euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2002

Gli studi recenti di storia del movimento sindacale ci hanno consegnato un quadro più approfondito e articolato delle realtà del mondo del lavoro italiano nel Novecento. Questo volume, inserendosi appieno nella nuova stagione di studi, ricostruisce le vicende sindacali del comparto minerario del Valdarno, dalla prima guerra mondiale alla fine degli anni Cinquanta.
L’estrazione della lignite e il sorgere di autonome organizzazioni dei lavoratori non hanno ovviamente inizio con la prima guerra mondiale ? l’autore ricostruisce nella prima parte (pp. 25-75) le origini ed il consolidamento degli insediamenti minerari e industriali, le peculiarità della forza lavoro, l’imporsi di un modello sindacale anarcosindacalista, il formarsi di una forte identità comunitaria intorno al mondo delle miniere ?, ma è a partire dalla Grande Guerra e dallo strutturarsi nuovo delle relazioni industriali imposto dalla Mobilitazione, che l’originale ventaglio dei valori dei minatori valdarnesi ? autonomia organizzativa, consapevolezza del proprio ruolo, orgoglio di mestiere, voca-zione produttivistica, etica del sacrificio, solidarietà, forte propensione conflittuale unita al ricono-scimento del valore del compromesso ? ha modo di dispiegarsi appieno in un ciclo di lotte che va dalle agitazioni durante il conflitto, al biennio rosso, al tentativo di opporsi alla distruzione delle or-ganizzazioni da parte del fascismo.
Il nuovo assetto delle relazioni industriali imposto dal regime e la centralità della questione mineraria negli anni Venti e Trenta ? la lignite come combustibile nazionale e ancor più l’autarchia ? sembrano, tuttavia, in alcuni momenti e con modalità diverse, offrire la possibilità al sindacato fascista di recuperare consenso tra i minatori del Valdarno, protagonisti, all’indomani della grave sconfitta del 1924, di una progressiva ?desindacalizzazione?. La complessità dei rapporti che, a vario livello, dal salario all’organizzazione del lavoro, al confronto con la controparte aziendale, s’instaurano nel corso del ventennio tra Stato e rappresentanza operaia ? va segnalata questa come una delle parti più riuscite del libro ? riesce solo in minima parte però a mascherare la negazione di qualsiasi dialettica sindacale sia nelle imprese che sul piano territoriale ed una gestione fallimentare della contrattazione.
La Resistenza, la difficile ricostruzione, l’esperienza di autogestione delle miniere degli anni Cinquanta, che vide le organizzazioni, i minatori e la loro comunità scrivere pagine alte per coraggio, disciplina, solidarietà, spirito di sacrificio (pp. 249 e ss.), fino all’epilogo della vicenda storica del Valdarno, sono contrassegnati dalla riemersione di quel patrimonio di valori che sembrava essere stato distrutto dal fascismo, dalla dispersione di militanti e dirigenti dovuta al carcere e all’esilio e dalle ripetute crisi del comparto minerario; un patrimonio che permette la saldatura delle antiche presenze libertarie (A. Sassi) con la nuova forte organizzazione del PCI e la convivenza nella CGIL, di culture ed ispirazioni diverse.

Piero Di Girolamo