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Giovanna Angelini – L’ultimo Mazzini. Un pensiero per l’azione – 2008

Giovanna Angelini
Milano, FrancoAngeli, 229 pp., euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2008

Com’è stato nel corso di tutto il ‘900 l’esplorazione del pensiero di Mazzini continua ad essere, per una parte consistente della storiografia, finalizzata ad una rivalutazione del progetto politico mazziniano in chiave di destra, di sinistra, di centro, o di loro varianti. Sebbene costruito con rigore documentario e analitico, anche quest’ultimo contributo non si sottrae per molti versi a questa logica ? non ultimo per il suo approccio erotizzante ? nella sua analisi del «grandioso progetto mazziniano» (p. 90). Concentrandosi sul periodo finale della riflessione e della vita del genovese, l’a. mette al centro gli scritti dell’ultimo periodico diretto da Mazzini, «La Roma del Popolo», pubblicato tra il marzo 1871 e il marzo 1872 (e integralmente ristampato in anastatica nel 2005 a cura di R. Balzani e A. Colombo). Un’esperienza giornalistica ? di cui è utilmente proposta qui una scelta antologica ? che si colloca, dunque, all’indomani di due eventi storici periodizzanti per l’Italia (la conquista di Roma) e per la democrazia europea (la Comune di Parigi) e che è anche, per Mazzini, un momento di ricapitolazione di diversi temi centrali della sua riflessione di fronte all’avanzata del socialismo e del marxismo. L’a. utilizza questo punto di osservazione per una messa a fuoco complessiva del pensiero mazziniano, che vede fondato su un repubblicanesimo democratico e sociale, con un ruolo preponderante del potere legislativo (e una critica alla divisione dei poteri), attraverso cui si esprime la fondamentale sovranità popolare: ma di un popolo «controllato» (p. 87), attraverso la mazziniana «educazione», il primato dei doveri, il freno dell’associazionismo. Per l’a., Mazzini «contiene in nuce» (p. 57) i semi ? ecco la sua proposta politica ancora attuale ? del socialismo liberale sviluppato da Carlo Rosselli; e il genovese non solo critica, ma in sostanza sopravanza molti dei principali rappresentanti del pensiero democratico e liberale europeo: da Montesquieu a Rousseau; da Tocqueville a Stuart Mill. Oltre a demolire il socialismo materialista di Marx e Bakunin. L’a. tenta inoltre di inserire Mazzini nel recente dibattito politologico internazionale sul repubblicanesimo (senza chiedersi se il mancato riferimento al genovese in quest’ambito non confermi la sostanziale debolezza teorica del suo pensiero) e giunge ad individuare una «singolare sintonia» di Mazzini con aspetti della riflessione di Hannah Arendt (p. 43) e persino di Jacques Derrida (p. 89).Questo studio preferisce non occuparsi, invece, del costante richiamo di Mazzini, anche in questo periodo, all’autorità e all’educazione, che caratterizza profondamente in chiave pedagogica e paternalistica la democrazia mazziniana, ed apprezza invece la critica di Mazzini ad ogni forma di conflitto sociale. Non si pone quindi l’interrogativo storico del perché le masse operaie e tanti seguaci del genovese si distaccassero da lui definitivamente in questo periodo e perché quindi il progetto mazziniano non fosse in grado di rispondere ? soprattutto sul piano sociale ed economico ? alle nuove rivendicazioni ed alla nuova realtà della società italiana in costruzione.

Simon Levis Sullam