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Giovanna Bandini – Lettere dall’Egeo. Archeologhe italiane tra 1900 e 1950 – 2003

Giovanna Bandini
Firenze, Giunti, pp. 256, euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2003

?Quando poi si tratta del mestiere dell’archeologo, che costringe ad allontanarsi fisicamente dal nido (e nodo) ancestrale di casa e famiglia, pare ancora più logico che le donne comincino in ritardo, quasi riluttanti? (p. 11). Partendo da questa premessa l’autrice ricostruisce in modo intelligente e piacevole le vicende delle prime allieve della Scuola di Atene che, fondata nel 1909, ha formato alcuni tra i massimi rappresentanti dell’archeologia italiana. Ad Atene, e prima ancora a Creta, passarono prima del 1950 diverse giovani laureate di cui ben poche ? Luisa Banti, Margherita Guarducci ? erano destinate ad una luminosa carriera accademica. La maggior parte ottenne faticosamente il prestigioso diploma di specializzazione per poi rifluire nei ranghi dell’insegnamento medio. Bandini recupera dai registri nomi e percorsi delle aspiranti archeologhe, segue le oscillazioni della presenza femminile nella Scuola, sottolinea il ruolo di illustri figure maschili ? in particolare quella di Federico Halbherr ? che hanno avviato e sostenuto le migliori allieve in questa difficile professione. Dalle lettere e dalle memorie delle ?pioniere? emerge un mondo molto particolare, nel quale le giovani archeologhe si muovevano con disinvoltura e difficoltà al contempo, condividendo disagi e successi con i coraggiosi maestri e i più brillanti colleghi. La maturazione scientifica e professionale conseguita in quell’occasione segnò una tappa importante nella storia dell’archeologia italiana ? sempre più ?femminilizzata’ dopo il 1950 ? e fu per le protagoniste un’esperienza indimenticabile di cui hanno compreso solo in seguito tutta la portata. Le parole ironiche di Guarducci (pp. 221-244) e le ?lettere a fumetti? di Enrica Fiandra (pp. 245-254), così come decine di altre testimonianze dirette e indirette riportate dall’autrice, restituiscono l’eccezionalità di queste brevi esperienze che, seppur vissute da molte con ingenuità e ironia, hanno segnato in profondità scelte e percorsi. L’anno ateniese servì alle giovani laureate a prendere coscienza delle proprie capacità e competenze, diede loro la certezza di poter tentare la carriera scientifica e pensare ad un futuro da nubili indipendenti e intraprendenti. Fu un percorso lungo e accidentato, quello proposto da Bandini, che inizia a fine Ottocento con le parole della moglie di un grande antichista, Emilia De Sanctis (pp. 31-57), e si conclude ai giorni nostri con i ricordi di affermate archeologhe che in Grecia tra 1920 e 1950 si recarono da sole, inesperte e nubili, ignorando diffidenze e critiche di familiari e benpensanti, pronte ad affrontare difficoltà di ogni tipo pur di partecipare agli scavi e di toccare con mano la civiltà antica appresa sui libri.
Di studi sulle prime ?Excavating Women? si disponeva già per altri paesi. Bandini, scrittrice di romanzi e dottore di ricerca in Storia delle scritture femminili, ha colmato il vuoto per l’Italia, dandoci un lavoro importante sia come contributo alla storia delle donne nel Novecento, sia per l’originalità con cui introduce uno sguardo di genere nella vicenda di questa scienza e della professione storica nel nostro paese.

Maria Pia Casalena