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Giovanni Barberini – L’Ostpolitik della Santa Sede. Un dialogo lungo e faticoso – 2007

Giovanni Barberini
Bologna, il Mulino, 419 pp., Euro 35,00

Anno di pubblicazione: 2007

Lo studio di Barberini è una storia dell’Ostpolitik vaticana che si colloca in continuità con il volume pubblicato nella stessa collana lo scorso anno Il filo sottile. L’Ostpolitik vaticana di Agostino Casaroli (a cura di A. Melloni), frutto degli incontri che da alcuni anni l’Associazione «Centro Studi Card. A. Casaroli» organizza al seminario di Bedonia. Un breve excursus sui rapporti tra comunismo e Chiesa cattolica serve all’a. per definire la natura della Ostpolitik, un fenomeno a suo avviso diverso dai tentativi attuati dal Vaticano all’indomani della rivoluzione per allacciare rapporti di tipo diplomatico con la dirigenza bolscevica. Diversi erano gli obiettivi perseguiti dalla Santa Sede nel secondo dopoguerra nei confronti dei governi delle «democrazie popolari». In quel periodo la strategia della Santa Sede era dettata da motivi pastorali, ovvero dalla necessità di aiutare le Chiese dell’Est a non soccombere dinnanzi alla repressione. L’azione politico-diplomatica era posta dai negoziatori vaticani in secondo piano, o meglio, per usare l’espressione dell’a., era «strumentale nei confronti di interessi che riguardavano le istituzioni della chiesa e le persone perseguitate» (pp. 91-92). In ogni caso non sarebbe mai mutata la posizione dottrinale rispetto all’inconciliabilità tra le concezioni cristiana e comunista, messa in rilievo da pontefici e personalità vaticane impegnate nel dialogo con gli Stati socialisti.Le premesse dell’Ostpolitik sono individuate nei segnali lanciati da Chru??ëv all’indirizzo del Vaticano, come l’invio degli auguri per l’ottantesimo compleanno di Giovanni XXIII, un gesto a cui probabilmente non fu estranea la considerazione suscitata dall’appello sulla pace rivolto dal pontefice il 10 settembre 1961, che suggeriva posizioni della Chiesa cattolica non schiacciate su quelle dell’Occidente. Il disgelo e il passaggio dalla guerra fredda alla distensione, da una parte, e il nuovo corso inaugurato dal Concilio Vaticano II, dall’altra, furono, secondo l’a., lo sfondo su cui furono avviati i contatti tra Santa Sede e Stati del blocco socialista, senza, tuttavia, mai coinvolgere direttamente Mosca. Barberini dedica molto spazio a evidenziare affinità e differenze dei vari fascicoli dell’agenda vaticana: la normalizzazione tra Chiesa cattolica e Stato ungherese, dopo le traversie connesse all’affaire Mindszenty; il difficile negoziato con la Cecoslovacchia, dove la Chiesa versava in condizioni drammatiche; il particolare rapporto con la Jugoslavia, paese socialista ma sganciato dal blocco sovietico, dove il nazionalismo croato giocava un ruolo anche in ambito ecclesiastico; la peculiarità della situazione polacca, con una Chiesa cattolica profondamente radicata nelle masse popolari. Fatto questo da cui né il potere politico né i negoziatori vaticani poterono prescindere. Grande tessitore del dialogo con l’Est, Agostino Casaroli è il vero protagonista del volume. Il libro di riflessioni del cardinale, Il martirio della pazienza, fa da trama al racconto di Barberini, che si avvale anche di fonti inedite, come alcuni documenti del fondo Casaroli conservati all’Archivio di Stato di Parma.

Simona Merlo