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Giovanni Carrari – Protestantesimo a Trieste dal 1700 al 2000 – 2002

Giovanni Carrari
Prefazione di Gianfranco Hofer, Trieste, Lint, pp. 221, euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2002

Questo libro di Giovanni Carrari, che non è uno storico di professione ma il pastore delle Chiese riformate e di quella metodista di Trieste, contribuisce ad aggiungere un tassello a quel quadro della città di Trieste che da alcuni anni si va delineando grazie agli studi di Elio Apih, Marina Cattaruzza, Anna Millo, Tullia Catalan ecc. Principale porto dell’Impero asburgico, Trieste è, a partire dall’inizio del Settecento, una città multietnica, abitata da minoranze, diverse per lingua, religione e provenienza, che ne segnano il volto e i comportamenti. Il libro di Carrari è in parte dedicato ad una di esse ? quella protestante o evangelica (composta in prevalenza da tedeschi e svizzeri), di cui si ripercorrono le vicende dell’insediamento dalla creazione del porto franco (1719) fino ai primi del Novecento ?, e in parte, soprattutto nel capitolo sul Novecento, alle vicissitudini del protestantesimo.
Carrari segue con andamento cronachistico la storia delle due comunità protestanti, quella luterana e quella elvetica, nel corso del Settecento prima e dell’Ottocento poi. Arrivi e partenze, attività degli esponenti di spicco delle due comunità, istituzioni scolastiche, iniziative filantropiche ed economiche, associazionismo, opera di evangelizzazione e culto, nascita di nuove chiese (anglicana e metodista) costituiscono i temi oggetto di una trattazione tutta interna alle vicende del protestantesimo triestino e che solo en passant mette le comunità evangeliche in rapporto a quelle delle altre “nazioni” ? la ebrea, la armena, la greca ? presenti in città. La storia della minoranza protestante si svolge, nella ricostruzione di Carrari, in sostanziale armonia con i cambiamenti politici, istituzionali ed economici di Trieste e si chiude, a cavallo tra ‘800 e ‘900, con l’avvenuto inserimento dei protestanti, e in specie dell’élite della comunità, nel tessuto cittadino. Tutt’altra invece la vicenda novecentesca tratteggiata nel terzo capitolo quando la città smette di essere un grande emporio, perde in importanza e centralità e vede quindi ridursi sensibilmente la dimensione e l’importanza delle comunità straniere e tra queste di quelle evangeliche. Ridotta e mutata dall’arrivo dei valdesi, la comunità protestante continua comunque a distinguersi per un sistema di valori etici caratterizzato dalla tolleranza, dall’accoglienza, dall’aspirazione alla convivenza pacifica.
Pur utile per le informazioni che mette a disposizione, questo lavoro di Carrari risente molto della scelta di non indagare a fondo gli scambi e gli intrecci tra minoranze diverse. Avrebbe sicuramente giovato a questo libro l’affrancamento dalla dimensione locale da cui risulta afflitto, e che spesso però riguarda una buona parte della storiografia italiana. Pur affrontando infatti un tema che per sua stessa natura andrebbe trattato in una dimensione anche sovralocale, quest’opera manca di quel respiro comparativo che le avrebbe permesso di guardare alle vicende di queste minoranze, e del protestantesimo in Italia, con maggiore completezza inserendole nel quadro più generale delle migrazioni europee e mondiali di mercanti, artigiani, imprenditori, dei comportamenti delle minoranze, dell’annosa questione dell’integrazione e dell’assimilazione.

Daniela Luigia Caglioti