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Giovanni de Witt – Le fabbriche ed il mondo. L’Olivetti industriale nella competizione globale (1950-90) – 2005

Giovanni de Witt
Milano, Franco Angeli, pp. 245, euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2005

Storia delle trasformazioni del sistema industriale della società Olivetti divenuta tra il 1950 e il 1990 da medio-grande azienda italiana a multinazionale conosciuta in tutto il mondo. Storia scritta dall’interno della fabbrica, intesa come luogo in cui confluiscono i risultati della Ricerca & Sviluppo, si mettono a piano le metodiche di produzione, i controlli di qualità e i volumi di uscita in direzione della rete commerciale. Oggi la globalizzazione è una realtà necessaria e comunque universalmente diffusa; ma sin dal dopoguerra la Olivetti competeva sui mercati internazionali grazie alla bontà dei suoi prodotti e all’esatta comprensione del rapporto tra investimenti e installazioni industriali. La Olivetti era tra i pochi gruppi industriali italiani ad avere presidi industriali e commerciali all’estero (in realtà aveva iniziato negli anni Trenta, con lo stabilimento a Barcellona e rappresentanze in Europa e in America latina, per superare i protezionismi nazionali). L’autore distingue tre fasi: l’espansione (1950-68); il consolidamento e la razionalizzazione (1968-71), complicata da rilevanti mutamenti di scenario negli anni tra il 1971 e il ’78; la ristrutturazione del sistema (1979-85). La prima fase è caratterizzata da uno sviluppo impetuoso: dalle 5 fabbriche e 6.000 dipendenti del 1950 si giunge nel 1968 a 21 stabilimenti di cui 10 all’estero (per la vendita locale). I dipendenti sono 60.000 di cui 33.000 all’estero. Il fatturato si decuplica. L’espansione si verifica in maniera equilibrata sui singoli mercati nazionali. I prodotti sono macchine per scrivere e per calcolare, telescriventi. Tutto è meccanico. La Lettera 22 di Marcello Nizzoli è la macchina modello della capacità del design innovativo Olivetti. La seconda fase (1968-71) vede il consolidamento e la razionalizzazione del sistema industriale. La nascita di aree commerciali sovranazionali corrispondenti alla maturazione del MEC e alla Zona di libero scambio in America latina spinge alla creazione di aree commerciali equivalenti e alla conversione in stabilimenti monoprodotto. Si realizzano economie di scala e di specializzazione e si raggiunge il massimo storico degli occupati: 73.000. I mutamenti di scenario nel periodo 1971-78 sono dovuti alla nascita dell’elettronica e all’aumento del costo del lavoro. Le unità di fabbricazione sono spostate e l’occupazione scende, specie in Italia. La ristrutturazione del sistema industriale (1979-85) si manifesta nello spostamento delle unità meccaniche, nell’avvicinamento di quelle per prodotti con componenti elettronici alla Ricerca, soprattutto con l’introduzione spinta dell’automazione in fabbrica. L’occupazione si stabilizza. Un dato di sintesi coglie infine la realtà della dinamica storica del gruppo Olivetti al 1990: il fatturato è realizzato per quasi due terzi all’estero ed è aumentato 22 volte rispetto al 1950, quando era realizzato per oltre due terzi in Italia. Quella di de Witt è un’opera tipicamente di storia dell’industria; ma l’autore mostra di non dimenticare la singolarità della cultura d’impresa forgiata da Adriano Olivetti.

Emilio Renzi