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Giovanni Denti – Morfologia e qualità della metropoli. Il caso di Chicago 1784-1910 – 2005

Giovanni Denti
Milano, Franco Angeli-DIAP, pp. 116, euro 14,50

Anno di pubblicazione: 2005

Negli ultimi anni, in sede storiografica, si è sviluppato un interesse crescente per lo studio del contesto urbano e delle metropoli come unità d’analisi idonee alla comprensione delle trasformazioni culturali, produttive e sociali moderne. Secondo l’opinione di coloro che si occupano di queste tematiche, le grandi città costituiscono una sorta di laboratorio d’eccellenza per la formazione e per l’elaborazione della civiltà contemporanea, poiché soltanto dalla loro cultura economica sembra che possano trarre sviluppo le industrie capaci di produrre merci e beni di grande valenza simbolica, grazie a una forza lavoro altamente preparata, a servizi specializzati, a infrastrutture e istituzioni concentrate in cluster urbani. Tuttavia resterebbe deluso chi si aspettasse di trovare nel libro di Denti informazioni di questo genere e analisi che si riallaccino al filone di studi sulle culture economiche e sociali delle città. Benché dedichi diverse pagine alla ricostruzione delle origini e dell’evoluzione urbana e produttiva di Chicago, l’autore focalizza piuttosto il discorso su talune questioni relative alla storia dell’architettura americana.
Il volume (di cui oltre la metà è stata riservata a un’interessante miscellanea di materiale iconografico: mappe, tipologie architettoniche, lavori di disboscamento, vari ambienti urbani e riproduzioni delle abitazioni ideate da Frank Lloyd Wright) è articolato in cinque capitoli scritti per occasioni e in tempi diversi. Il fulcro tematico è costituito dal quarto capitolo, nel quale viene esaminato il piano progettato nel 1909 da Burnham e Bennet per Chicago. Con questo disegno urbano si realizza infatti ?un salto di scala che estende le competenze degli architetti dalla dimensione dell’edificio a quella della città nel tentativo di applicare al paesaggio urbano i principi della bellezza? (p. 81). Burnham aveva ideato il progetto per la metropoli americana ispirandosi all’imponenza scenografica e monumentale della Parigi di Haussmann. Organizzato con un sistema di arterie di collegamento tali da facilitare i movimenti rapidi dei veicoli, il piano francese aveva previsto infatti la costruzione di monumenti e di splendide sedi di rappresentanza per le istituzioni. E scelte architettoniche simili sono all’origine anche del piano per Chicago, che costituisce perciò un riferimento di rilievo per l’urbanistica moderna.
L’ultima parte è dedicata per converso alla nascita dei quartieri suburbani, con ?la fuga dalla città liberale di quella stessa classe d’imprenditori e commercianti che l’aveva creata? (p. 97) e al grande protagonista della nuova ?etica dell’abitare? (p. 97) secondo soluzioni formalmente perfette, F.L. Wright. In conclusione, il libro appare come una sintetica miscellanea di carattere architettonico-urbanistico e per queste ragioni, a mio avviso, può interessare essenzialmente per un uso didattico.

Adriana Castagnoli