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Giovanni Falaschi (a cura di) – Giaime Pintor e la sua generazione – 2005

Giovanni Falaschi (a cura di)
Roma, Manifestolibri, pp. 365, euro 26,00

Anno di pubblicazione: 2005

La figura di Giaime Pintor racchiude in sé tutte le ricchezze e tutte le ambiguità di quel paesaggio intellettuale italiano che, dalla metà degli anni Trenta, arriva fino allo scoppio della guerra, alla sconfitta, alla divisione in due del paese e alla Resistenza. Alcuni studiosi si sono soffermati negli ultimi anni sulla figura del giovane germanista, per far emergere tutte le sfumature che stemperavano le appartenenze dei diversi intellettuali a una galassia autodefinitasi, dopo il 25 luglio 1943, ?antifascista?. Pintor sarebbe stata così la figura più alta, proprio perché ambigua e incompiuta, di quella generazione di ?redenti? che, dall’adesione al fascismo come progetto di costruzione dell’uomo nuovo, approdarono all’antifascismo del Partito comunista. Gli studi qui presenti ? atti di un convegno svoltosi nell’Ateneo perugino nel novembre 2003 ? polemizzano tutti, in diverso modo, con queste letture. Non ricadono però nell’interpretazione di Pintor come esponente eroico dell’antifascismo, inteso quale vocazione politica, esistenziale e ideologica, inevitabile compagno di strada del Partito comunista. L’ambiguità di Pintor viene insomma qui presa in esame come tipica della complessità di esperienze in cui si trovarono a vivere intellettuali cresciuti nei GUF e nei Littoriali della cultura, che al fascismo come progetto totalitario e rivoluzionario credettero e per i quali, tra il 1936 e il 1943, la parola ?antifascismo? indicava ben poco, se non per qualche nostalgico dell’Italia liberale e per qualche cospiratore all’estero. Valga per tutti la pagina pregnante del Doppio Diario, in cui Pintor analizza le tre ?forme? dell’antifascismo, quella dell’?astensione?, tipica dei ?vecchi liberali?; quella dell’?atteggiamento cospirativo?; quella, infine, tipica della ?generazione più giovane? che segna ?il superamento definitivo dell’antitesi fascismo-antifascismo?. Studiare Pintor significa insomma guardare alle lotte interne al ceto intellettuale, consci che una categoria come quella di ?antifascismo? aiuta a comprendere meno di quanto si pensasse fino a qualche anno fa, anche per quanto riguarda il periodo 1943-1945. Gli interventi di Gianpasquale Santomassimo e di Luca La Rovere sono incentrati sull’interpretazione del significato che Pintor dava della sua azione come ?postfascista?; Angelo d’Orsi studia invece la figura di Pintor accostandola a quella di Leone Ginzburg, certo molto diversa, per età ed esperienze politiche, eppure per certi versi assimilabile a quella di Pintor. Di un certo interesse è anche l’intervento di Maria Cecilia Calabri, che studia l’epistolario (in gran parte ancora inedito) di Pintor. I saggi di Hermann Dorowin, di Giovanni Falaschi e di Isabella Nardi analizzano invece i rapporti di Pintor con la letteratura tedesca, con la forma saggio e con la tradizione della letteratura italiana. Chiudono il volume una serie di ricche testimonianze di amici e compagni di Pintor, da Norberto Bobbio a Paolo Bufalini, da Aldo Garosci a Antonio Giolitti, da Gastone Manacorda ad Aldo Natoli, da Luigi Pintor a Edgardo Sogno.

Marco Gervasoni