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Giovanni Genovesi (a cura di) – Formazione tra galateo, filantropia e ordine sociale – 2002

Giovanni Genovesi (a cura di)
Milano, Franco Angeli, pp. 111, euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2002

È questo il secondo di una serie di otto volumi dedicati al rapporto tra Educazione e politica nell’Italia dell’Ottocento che intendono mettere a fuoco le ?modalità e i sistemi formativi che ebbero il sopravvento in Italia nel periodo che va dalla seconda metà del XVIII secolo alla fine della prima guerra mondiale? (pp. 7-8). Il primo saggio, di Giovanni Genovesi, è un’analisi della Riforma della prima educazione del filoaustriacante Lorenzo Martini, considerato un esempio minore ma significativo della visione elitaria dell’educazione dominante nel primo Ottocento. I due saggi che seguono, rispettivamente di Alessandra Avanzini e Luciana Bellatalla, riguardano il primo il melodramma e la tragedia, con un’analisi della Mirra di Alfieri e del Rigoletto di Verdi, il secondo il melodramma e i libri scolastici come fonti di mitologizzazione e ideologizzazione della storia. Affronta il problema della strumentalizzazione della storia anche il quarto saggio, di Silvia Marcucci, che si sofferma sulle biografie ottocentesche di italiani illustri e sui manuali scolastici: guarda però a questi due generi come ad un fenomeno relativamente uniforme senza mettere in evidenza la compresenza di interpretazioni diverse e divergenti della storia patria. Segue un saggio di Angelo Luppi che tratta delle regole comportamentali, disciplinari e correttive all’interno di due istituti; e infine un saggio di Antonella Cagnolati che discute il rapporto tra istruzione e sviluppo economico nella visione delle classi dirigenti italiane a partire dal caso ligure.
Secondo le parole del curatore, il volume intende affrontare il problema del ?passaggio dall’idea di educazione come galateo, come buon comportamento civile e, quindi, utile solo a quelle persone che hanno possibilità di avere tali rapporti al concetto di educazione come strumento di emancipazione di ogni membro di una comunità? (p. 11). Tale interpretazione, peraltro poco sviluppata nei singoli saggi, non tiene conto del fatto che anche nella seconda metà dell’Ottocento l’educazione, fuori e dentro le istituzioni scolastiche, anziché essere concepita come strumento di emancipazione individuale e universale, continuò ad essere usata a supporto di una società gerarchizzata e quale veicolo di un senso comune educato e spesso remissivo nelle classi popolari; basti pensare al filone della letteratura lavorista con i valori del sacrificio di sé, del rispetto dell’autorità, del ?ciascuno al suo posto?. Si ha inoltre l’impressione di una certa frammentarietà e di un certo scollegamento tra i diversi saggi, e insieme di un insufficiente inquadramento storico e storiografico: come parlare di galatei negli anni Trenta dell’Ottocento senza alcun riferimento al Nuovo Galateo di Melchiorre Gioia che costituiva un classico di enorme successo, e sul quale esiste una bibliografia notevole? E come parlare di libri di storia e in particolare del Giannetto di Parravicini senza riferimenti alle parole di Marino Berengo che se ne era occupato in Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione? Insomma, gli sforzi educativi e filantropici messi in campo dalle classi dirigenti nel corso dell’Ottocento furono a mio parere meno lineari e più complessi di quanto appaiano da questi saggi.

Luisa Tasca