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Giovanni Gozzini – Un’idea di giustizia. Globalizzazione e ineguaglianza dalla rivoluzione industriale a oggi – 2010

Giovanni Gozzini
Torino, Bollati Boringhieri, 406 pp., € 32,00

Anno di pubblicazione: 2010

Forse non si tratta, come figura sul retro del volume, della «prima indagine storica sulla globalizzazione» (lo stesso a. cita decine di volumi sul tema); ma di certo si tratta di un prezioso strumento oggi a disposizione degli studiosi italiani di storia economica e internazionale. Gozzini compie uno sforzo titanico nell’organizzare la vasta letteratura prodotta sul tema dell’impetuosa avanzata del mondo occidentale dopo la rivoluzione industriale nel XIX secolo, della crescente ineguaglianza tra il «West» e il «Rest» (termini dell’a.) in coincidenza con l’apice dell’epoca imperiale, e del recente riemergere del mondo asiatico.Il volume di Gozzini nasce dall’esigenza di fare il punto su ricerche decennali ma anche da una tensione ideale che, come scritto nell’introduzione, affonda le radici in un desiderio giovanile di «fare qualcosa» di fronte alle miserie del mondo. I pregi del volume. In primo luogo si tratta di uno dei rarissimi studi italiani che affronti temi di storia globale. In secondo luogo offre una importante e ragionata bibliografia attraverso la quale il lettore potrà approfondire le tesi a confronto di economisti e storici dell’economia. L’a. mostra anche una meritoria sensibilità per temi nuovi e inusuali come quello delle «migrazioni esotiche» – interne cioè al mondo asiatico – e una propensione per ragionamenti non semplificanti come l’accento posto sulla questione della ineguaglianza interna alle nazioni, o le riflessione critiche sulle teorie trickle-down, secondo le quali lo sviluppo si trasmetterebbe inevitabilmente dalle élites imprenditoriali al resto della popolazione.Alcuni punti sono meno convincenti. L’idea che l’attenzione al tema dello sviluppo nasca con la Carta atlantica nel 1941 (p. 186) sembra confermare un’impostazione secondo la quale sia l’analisi che le possibili soluzioni alla ineguaglianza fra nazioni siano prodotto delle riflessioni di intellettuali e leaderships politiche prevalentemente del mondo anglosassone. In generale lascia piuttosto freddi la scarsa presenza in un volume di storia del peso di singoli individui, della forza sanguinosa ma anche trascinante delle ideologie, il tralasciare il contributo specifico di leader politici del Terzo Mondo nell’influenzare la stessa economia dello sviluppo. In un capitolo centrale come quello su La svolta del Sessantotto non si capisce appieno in che senso il ’68 costituirebbe una svolta particolarmente importante, se non per il fatto di accelerare la creazione di aziende multinazionali.Gozzini, parlandoci di «un’idea di giustizia», spera che si possa acquisire una competenza più tecnica e operativa sulle questioni della ineguaglianza e dello sviluppo. Così facendo il suo approccio si avvicina pericolosamente a quello degli economisti eroi del suo testo, mettendo in secondo piano giganteschi conflitti ideologici come quello fra il comunismo internazionale e il mondo capitalistico, fra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo, la comprensione dei quali è essenziale per comprendere la storia della globalizzazione e delle plurime «idee di giustizia» che in essa si scontrano.

Giuliano Garavini