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Giovanni Montroni – Scenari del mondo contemporaneo dal 1815 ad oggi – 2005

Giovanni Montroni
Roma-Bari, Laterza, pp. XXVIII-277, euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2005

Due secoli in 270 pagine, più una trentina di introduzione. La scelta di editore e autore (in ordine di importanza, forse, nel processo di decision-making) è di ripristinare una dimensione lunga della storia contemporanea a partire dalla duplice rivoluzione, industriale e politica, di fine Settecento. Il 1914 scandisce così, anziché l’avvio di una nuova ?guerra dei Trent’anni?, la chiusura di un ?lungo Ottocento? (p. 98) dominato da aristocrazie e proprietà fondiaria, secondo un approccio esplicitamente (p. XI) debitore alle tesi di A.J. Mayer sulla persistenza dell’antico regime. Il 1956 rappresenta invece un altro spartiacque, che congela il sistema dei blocchi contrapposti e di fatto produce un reciproco riconoscimento tra le aree di influenza delle due superpotenze. Negli anni Novanta si apre una fase nuova che l’autore rifiuta di classificare sia sotto il segno univoco dell’unipolarismo statunitense (p. 247), sia sotto la voce della fine della territorialità degli Stati nazione (secondo un’interpretazione formulata tempo fa da C.S. Maier). Viceversa lo sviluppo ? parallelo ma assai diverso, soprattutto nell’apertura al commercio internazionale ? di Cina e India, la rinascita di bellicose identità etniche e religiose, il travagliato processo di integrazione europea, lo stesso terrorismo globale inaugurato dall’11 settembre vengono letti come sintomi di un ?sistema multilaterale che viene da lontano? (p. 247): ?decolonizzazione, crescita di nuovi paesi, rinnovamenti tecnologici, crisi dei sistemi fordisti, spostamenti di popolazione, sviluppo di paesi economici prima arretrati? (p. 248). A un’introduzione innovativa che focalizza due questioni di lungo periodo ? demografia e ambiente ? sottese all’intero arco di tempo coperto dal volume ? fa riscontro un testo più tradizionale, fondato su ricostruzioni nazionali di taglio principalmente politico con incursioni episodiche ma significative nel campo della storia sociale (per esempio nella disamina del 1848). Si segnala un’attenzione più sistematica e ricorrente al fenomeno delle etnie che compongono i grandi imperi ottocenteschi e contribuiscono attivamente al loro tramonto (pp. 92, 101, 116) nella Grande guerra, per poi ridiventare protagoniste nel 1989 (p. 242). Ogni capitolo è dotato di una bibliografia di base molto aggiornata e sempre di respiro internazionale, anche se il dibattito storiografico risulta inevitabilmente sacrificato: abbastanza sbrigativo è il paragrafo dedicato all’imperialismo (p. 81) e la categoria di totalitarismo viene giudicata ?un ombrello contemporaneamente troppo grande e troppo piccolo? (p. 130) per comprendere fascismo, nazismo e comunismo. Ma ogni categoria storiografica cross-country (come rivoluzione industriale) non può non esserlo, alla stregua di ogni altro strumento di misurazione lineare. Così come ogni avvenimento è per sua stessa natura ?unico?, aggettivo che l’autore riserva invece all’Olocausto (p. 159) peraltro poi indicato più correttamente con il termine Shoah (p. 181). Non chiarite sono le ?basi giuridiche piuttosto fragili? (p. 185) del processo di Norimberga, che tuttavia fondano gli sviluppi odierni del diritto internazionale.

Giovanni Gozzini