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Giovanni Orsina, Gaetano Quagliariello (a cura di) – La crisi del sistema politico italiano e il Sessantotto – 2005

Giovanni Orsina, Gaetano Quagliariello (a cura di)
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. XXXVIII-560, euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume propone 41 interviste, in gran parte a dirigenti delle associazioni politiche universitarie attive nell’Italia degli anni Sessanta, alcuni dei quali divenuti leader della mobilitazione studentesca di fine decennio, ma anche ad alcuni esponenti del movimento estranei a quelle associazioni. Tappa ulteriore di un programma di ricerca avviato da tempo, il volume intende indagare quale fosse l’autonomia di quelle associazioni nel contesto nazionale prima del 1968 e quali continuità eventualmente le collegassero al successivo movimento di contestazione.
Condotte tra il 2002 e il 2003, le interviste offrono una ricca testimonianza sui percorsi formativi di figure inserite nell’élite dirigente nazionale. Soprattutto però, nella convinzione espressa dai curatori nella densa introduzione, una loro lettura sinottica ? capace di ricomporre le differenze nutrite dall’originale varietà dei contesti, quanto dal successivo plasmarsi delle memorie ? consentirebbe di rispondere affermativamente a entrambi i quesiti ispiratori della ricerca. Emerge, infatti, come tutte le principali associazioni, dal neofascista FUAN, alla cattolica Intesa, all’UGI delle sinistre laiche, socialiste e comuniste, agissero in autonomia relativa, ma ben significativa, rispetto ai rispettivi partiti di riferimento, proprio perché sostanzialmente ne condividevano i valori e il patrimonio culturale. Con l’eccezione delle formazioni di destra, ciò consentirebbe anche di individuare come tratto comune di tutte le associazioni un’ideologia progressista radicaleggiante, un ?rivoluzionarismo liberale? ispirato dai valori resistenziali di libertà e democrazia. Proprio questo sarebbe anche il tratto di continuità forte che, nonostante l’evidente frattura costituita dalla contestazione studentesca del 1967-68, sosterrebbe il travaso di personale politico e di valori dalle associazioni al movimento.
Aderendo a un’interpretazione continuista del ’68, i curatori ne sviluppano ulteriormente le implicazioni ? ormai distaccandosi dalle interviste ? postulando che proprio quel travaso di valori sosterrebbe la comunanza ideale tra la contestazione e il sistema politico nato dalla Resistenza e spiegherebbe la duttilità dimostrata dalle istituzioni nei confronti del movimento. Ancora, il prolungarsi del ’68 italiano scaturirebbe dall’incerto confronto tra la strategia inclusiva del sistema politico e la strategia ?moderata? del movimento, implicitamente consapevole del comune fondamento resistenziale. Confronto fallimentare, però, perché il ’68, gelando il riformismo del centro-sinistra, avrebbe indotto il sistema politico a rinchiudersi nella partitocrazia e, esprimendo una ?reazione antimoderna?, avrebbe avanzato richieste non negoziabili e incubato così la deriva terroristica. Una concatenazione interpretativa serrata, che allarga la discussione sul ’68, ma che per la sua eccessiva ambizione euristica soffre di talune fragilità, a cominciare da quella di rintracciare ancora una volta nella Resistenza la debolezza costitutiva dell’intera storia dell’Italia nel secondo Novecento.

Simone Neri Serneri