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Giovanni Siciliano – Cento anni di borsa in Italia – 2001

Giovanni Siciliano
Bologna, il Mulino, pp. 214, euro 16,53

Anno di pubblicazione: 2001

In questo libro l’autore fornisce una ricostruzione storica dell’evoluzione del mercato borsistico italiano funzionale all’obiettivo di spiegare le ragioni della costante arretratezza e dello scarso peso che il mercato azionario ha sempre dimostrato nella storia economica italiana, perlomeno fino agli ultimi anni. Già nella prima pagina l’autore si dimostra il miglior recensore di se stesso affermando che il libro non è ?un saggio di storia economica, poiché non vi è un lavoro di ricerca basato sull’accesso diretto a fonti documentali e a materiale d’archivio. Si tratta piuttosto di uno studio che, pur prendendo spesso le mosse dall’analisi del materiale che i maggiori storici dell’economia italiana contemporanea hanno messo a nostra disposizione, utilizza in via prevalente il taglio tipico dei lavori di economia finanziaria? (p. 7). In effetti l’interesse del libro non sta tanto nella ricostruzione storica in sé, che rappresenta infatti un sunto della bibliografia esistente, ma nella lettura che l’autore ne dà e nell’interpretazione di lungo periodo che fornisce per spiegare le cause della storica debolezza del mercato azionario italiano. L’autore individua almeno tre importanti elementi a cui si può far risalire il problema. Il primo, che è forse il prediletto dall’autore stesso, consiste nella scarsa attenzione che la legislazione italiana ha dedicato alla tutela del piccolo investitore il che avrebbe costituito un importante elemento di sfiducia della massa di piccoli risparmiatori verso la borsa. Un secondo elemento è la maggiore convenienza dell’indebitamento in confronto all’emissione di nuovo capitale azionario, sia in termini di prelievo fiscale, sia in termini di stabilità degli assetti di controllo dei grandi gruppi industriali. Un ultimo ma non meno importante elemento distorsivo dello sviluppo del mercato azionario italiano sarebbe poi riconducibile agli interventi di salvataggio degli anni trenta, alla legislazione allora introdotta ed in ultima analisi alla creazione dell’Iri. L’autore infatti si domanda le ragioni della trasformazione dell’Iri in ente permanente e se questa trasformazione sia stata causata dall’incapacità del mercato di permettere la riprivatizzazione delle aziende controllate dall’Iri oppure se fosse proprio il consolidamento in ente permanente dell’Iri a minare le basi per lo sviluppo della borsa (p. 141). Forse è proprio questo interrogativo che dovrebbe attrarre gli storici che si avvicinano a questo testo in quanto l’autore tocca un punto destinato a suscitare sempre più vivaci discussioni ora che è evidente come le scelte degli anni trenta più che delineare uno specifico cammino di sviluppo per l’economia italiana contribuirono a creare un percorso divergente da quello delle altre economie industrializzate verso cui è stato poi necessario riconvergere a partire dagli anni ottanta con pesanti sacrifici e costi elevati.

Roberto Di Quirico