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Giovanni Taurasi – Intellettuali in viaggio. Università e ambienti culturali a Modena dal fascismo alla Resistenza (1919-1945) – 2009

Giovanni Taurasi
Milano, Unicopli, 288 pp., euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2009

Il volume rappresenta un contributo alla conoscenza del rapporto intellettuali-regime nella realtà modenese. Il ricorso alla metafora zangrandiana del «viaggio» è fuorviante, giacché, come avverte l’a., non si tratta di ricostruire un percorso dall’esito predeterminato – l’approdo all’antifascismo – ma, piuttosto, di esaminare i complessi itinerari dei singoli e dei gruppi all’interno dell’esperienza fascista. Al centro della narrazione è collocato l’ambiente accademico, corpo docente e componente studentesca, del quale l’a. segue l’evoluzione degli orientamenti ideali nel periodo tra le due guerre. Si delinea così una sorta di doppio movimento all’interno dell’intellettualità modenese: il primo la portò ad aderire al fascismo, il secondo la ricondusse sulla strada della democrazia. Un percorso simboleggiato da due avvenimenti che scandirono la vita dell’Ateneo in quegli anni: il conferimento nel 1939 della laurea honoris causa ad Hans Frank, commissario della Giustizia del Reich e futuro governatore generale della Polonia, e l’assegnazione della medaglia d’argento al valore civile per il contributo fornito dall’Università alla lotta di liberazione.L’a. sottolinea la totale fascistizzazione della vita accademica negli anni ’30, testimoniata tanto dagli orientamenti scientifici quanto da quelli politici delle autorità accademiche e del corpo docente (largo spazio è dedicato all’applicazione della legislazione antiebraica e al «silenzio degli intellettuali»). Essa era, del resto, il riflesso della conquista del ceto medio intellettuale cittadino, ottenuta grazie a una rete di istituzioni culturali attraverso la quale il fascismo esercitò «una vera e propria egemonia sulla società» (p. 85). Il tema, cruciale per comprendere meglio i meccanismi di formazione del consenso in ambito locale, avrebbe meritato un maggiore approfondimento: quale fu l’attività di questi centri? quali i rapporti con l’università e con le istituzioni locali? quale il contributo dell’intellettualità cittadina?Pur sottolineando l’assenza di orientamenti antifascisti di rilevanza politica, l’a. è attento a cogliere quei fenomeni, certamente minoritari, che rivelano l’esistenza di spazi di autonomia culturale rispetto all’onnipervasiva presenza del fascismo (l’associazionismo intellettuale cattolico, forme di dissidentismo fascista, le iniziative culturali del futuro editore Guandalini, l’effervescenza non sempre «allineata» delle riviste giovanili, ecc.). Tuttavia, solo di fronte all’esito disastroso della guerra e all’indomani della caduta del fascismo prese avvio una fase nuova, che l’a. illustra attraverso l’esame del contributo fornito da alcuni intellettuali alla lotta antifascista. Rimane sullo sfondo, solo evocato ma non concretamente documentato, il processo di evoluzione ideale che presiedette alla fuoriuscita dal fascismo e, soprattutto, la crisi di una parte rilevante dell’intellettualità giovanile del tempo – quella «generazione perduta» della quale parlava Pintor – di fronte al crollo del mondo nel quale si era formata.

Luca La Rovere