Cerca

Giulia Caccamo – Il tentativo di unione doganale tra Austria e Germania del 1931 – 2008

Giulia Caccamo
Gorizia, Istituto di Sociologia Internazionale, 93 pp., euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2008

Nel mezzo della crisi economica mondiale e in scia ai progetti di federazione europea presentati da Aristide Briand alla Società delle Nazioni nel 1929 («Paneuropa») prese corpo l’iniziativa congiunta di Austria e Germania per un progetto di unione doganale tra i due paesi. Il tentativo non poteva non richiamare alla memoria i fantasmi di Anschluss che le potenze vincitrici avevano bandito con i trattati di pace del 1919, vincoli ulteriormente ribaditi, per l’Austria, dai protocolli ginevrini del 1922. Consapevoli dell’opposizione internazionale e dei ristretti spazi di manovra, i promotori dell’iniziativa ? da parte tedesca il successore di Stresemann agli Esteri, Curtius, da parte austriaca il cancelliere, poi ministro degli Esteri, Schober ? si mossero pertanto con circospezione, evitando persino di usare il termine Zollunion. Ciò non impedì comunque l’accoglienza gelida del progetto da parte soprattutto di Francia e Cecoslovacchia, cui si aggregarono, con sfumature diverse, gli altri paesi. L’aggravarsi della crisi finanziaria, che portò al fallimento della principale banca austriaca ed espose il paese alle pressioni francesi, sanzionò la fine del progetto.Il sintetico studio di Caccamo analizza la vicenda soprattutto nei suoi risvolti di politica internazionale, attingendo alla documentazione archivistica viennese (peraltro citata non del tutto correttamente: per il materiale dopo il 1918 è necessaria l’integrazione Archiv der Republik), a fonti diplomatiche edite e alla memorialistica. La ricostruzione è diligente e costituisce per il pubblico italiano una prima introduzione. Giustamente l’a. individua nei rapporti tra potenze vincitrici e vinte il motivo di maggior interesse e si concentra su di essi, non perdendo di vista l’orizzonte delle sorti della Mitteleuropa tra Versailles e l’Anschluss. Trattandosi di una questione dalle implicazioni interne e internazionali complesse, con il coinvolgimento di molti attori, l’esposizione, che risente di un taglio molto evenemenziale, richiederebbe tuttavia un respiro più ampio. Che le motivazioni politiche del mancato accordo siano state «piuttosto trascurate dalla storiografia corrente» (p. 5) è affermazione perentoria ma inesatta. Tre anni fa è stato pubblicato il settimo volume dei documenti diplomatici austriaci, appositamente dedicato al tema (Das österreichisch-deutsche Zollunionsprojekt, a cura di K. Koch, W. Rauscher e A. Suppan, Wien 2006, con accurata introduzione) e dall’a. non consultato. Ne dovrebbe tener conto, insieme agli Akten zur deutschen auswärtigen Politik (Adap) che ne costituiscono l’interfaccia, chi fosse interessato ad ulteriori approfondimenti.

Francesco Marin