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Giulia Canali – L’antifascismo italiano e la guerra civile spagnola – 2004

Giulia Canali
San Cesario di Lecce, Manni, pp. 143, euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2004

L’agile volumetto esamina le posizioni di Giustizia e Libertà, degli anarchici, dei Partiti Comunista, Socialista (anche massimalista) e Repubblicano italiani di fronte alle vicende spagnole del 1936-39, ne ricostruisce il dibattito interno e il coinvolgimento nelle varie fasi del conflitto.
La narrazione si dipana per quattro capitoli, successivamente dedicati al tempestivo intervento di Carlo Rosselli e della Colonna Italiana; al Battaglione Garibaldi e alle Brigate Internazionali fino alla battaglia di Guadalajara; alle ripercussioni dei fatti di Barcellona del maggio del ’37 sui rapporti tra comunisti e socialisti fino all’allontanamento, nell’ottobre dello stesso anno, di Pacciardi dal comando della Brigata Garibaldi; e, infine, agli ultimi mesi della presenza antifascista italiana fino all’atteggiamento che le varie forze assunsero di fronte al golpe con cui il colonnello Casado tentò in extremis di negoziare con Franco condizioni di resa più favorevoli.
Contrariamente a quanto si sarebbe portati a pensare scorrendo l’indice, l’autrice non si limita a trasferire in un unico tessuto narrativo quanto messo già in luce dalla storiografia sulle singole forze politiche, ma utilizza fonti rinvenute nell’Archivio Centrale dello Stato, sonda gli archivi di Giustizia e Libertà e del PCI, attinge alle carte Vidali e Nenni, oltre, naturalmente, a far uso delle pertinenti fonti a stampa. Lo scopo è valutare come gli avvenimenti spagnoli influirono sui rapporti tra le diverse forze della sinistra italiana. Rapporti per i quali vengono individuate due fasi, separate dai fatti barcellonesi del maggio ’37 e sui quali ? sembra essere questo il giudizio di fondo dell’autrice ? al di là dei contrasti contingenti, il conflitto spagnolo influì rafforzando la ?propensione unitaria anche in merito alla lotta da svolgere in Italia? (p. 131).
Si tratta dunque di un lavoro utile e ben scritto, anche se, oltre ad essere agile, come si è detto, risulta anche un po’ esile per vari motivi. In primo luogo per come il campo d’indagine viene ritagliato, facendo coincidere l’antifascismo con i movimenti politici organizzati e i partiti della sinistra. Dell’esilio antifascista Sturzo e altri militanti del disciolto Partito Popolare non furono poca cosa. La loro posizione contraria al coinvolgimento della Chiesa nel conflitto spagnolo fu originale, significativa e non priva di ricadute nel breve e lungo periodo. Poi per alcune sviste e leggerezze. Scrivere, per esempio, che i ?militari [?] costituivano il braccio armato di un composito fronte politico? (p. 7) insinua l’idea del tutto errata che i militari ribelli agissero per conto terzi, allo stesso modo per cui definire, nello stesso contesto, solo come ?anarchica? la rivolta di Barcellona del 1937 (p. 9), sminuisce ingiustificatamente il ruolo del POUM, tanto più che, nel corso della narrazione, la responsabilità dei fatti viene correttamente attribuita a tutti i suoi artefici (p. 79). Esile, infine, per l’uso parsimonioso della letteratura italiana esistente e per l’assenza di tutta la più recente storiografia spagnola sulla guerra civile e sulle Brigate Internazionali.

Alfonso Botti