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Giuliana Bertagnoni – Bentivoglio. Il Novecento e le sue guerre – 2004

Giuliana Bertagnoni
San Giovanni in Persiceto (Bo), Edizioni Aspasia, pp. 270, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2004

Giuliana Bertagnoni, già autrice di diversi studi di storia locale, risultato della sua lunga collaborazione con vari enti ed istituti culturali, nel suo nuovo lavoro ricostruisce le vicende di un piccolo Comune rurale della provincia di Bologna, Bentivoglio, raccontandone la storia dall’avvento del fascismo alla costituzione della Repubblica. L’utilizzo felice della documentazione archivistica in un costante incrocio con le fonti orali, ha consentito all’autrice di ripercorrere efficacemente gli eventi locali, restituendoci, da quella particolare visuale, in maniera vivida alcuni snodi cruciali della storia italiana.
La narrazione delle violenze squadristiche nel centro emiliano, dove l’adesione di braccianti e mezzadri al Partito Socialista all’indomani della Grande Guerra si era tradotto in una clamorosa vittoria di quel partito alle elezioni amministrative del 1920, conclusesi con la conquista di tutti e venti i seggi di consigliere comunale dei socialisti, fa riemergere con chiarezza la virulenza della ?guerra civile strisciante? condotta dai fascisti contro i loro avversari politici. Racconta Zeno Cazzola, futuro partigiano, nella sua bella intervista: ?A mio babbo han levato un occhio al tempo del fascio, io avevo 10 anni, ero con mia mamma qui dal contadino ? 1921 parlo, eh? ?, arriviamo a Bentivoglio: avevano picchiato, dato l’olio di ricino, compagnia bella, levato l’occhio a mio padre. Perché fu picchiato? Si chiamava fascio di combattimento, i primi gruppi, fascio di combattimento? (p. 42). Sempre a Bentivoglio, nell’aprile del 1921, veniva ucciso il primo capolega contadino nella provincia, Amedeo Lipparini, facendo irruzione nella sede dei coloni, dove gli aderenti alla lega si erano radunati per discutere il nuovo accordo con i proprietari terrieri. Violenze e soprusi si ripeterono poi con frequenza fino a costringere l’amministrazione socialista alle dimissioni, rivelando la parzialità delle forze dell’ordine e della magistratura, capace di prosciogliere gli uccisori di Lipparini perché avevano agito per ?contrastare l’azione altrui sovvertitrice delle finalità fondamentali dell’attuale ordinamento sociale e deprimente del sentimento e delle idealità nazionali? (p. 45).
Di pari interesse è la ricostruzione del periodo resistenziale, caratterizzandosi la lotta antifascista a Bentivoglio per la grande varietà delle sue forme. Dalla resistenza armata dei partigiani all’aiuto ai soldati sbandati offerto dalle donne, fino alla non collaborazione delle mondine, la resistenza di Bentivoglio ha raccolto infatti in sé tutti i diversi modi di opporsi alla RSI e ai tedeschi, ed uno dei suoi protagonisti, Zeno Cazzola, riesce efficacemente a spiegarne, in poche parole, il senso più profondo: ?noi eravamo chiamati dei ribelli, degli assassini, ma non eravamo dei ribelli assassini, eravamo degli uomini che volevano giustizia, libertà e pace, è questa la faccenda che mi interessa dire?, non dimenticando di aggiungere che ?la Resistenza dovrebbe essere sempre, perché il ribelle ci sarà sempre, perché il ribelle è l’uomo che sa dire anche di no quando le cose non vanno bene? (p. 94).

Tommaso Baris